Mauro Coruzzi (Platinette): “Da giovane andavo a battere, e la mia famiglia…”

Il conduttore televisivo, che interpreta Platinette, racconta la sua infanzia e il rapporto con la famiglia

In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera Mauro Coruzzi (in arte Platinette) apre il cuore e la mente ai ricordi di una vita sempre sopra le righe. Dall’adolescenza difficile alla scoperta della sessualità, dai marciapiedi in cui “andavo a battere”, fino alla tv e al rapporto con i genitori: “Mio padre era uno zombie”.

Platinette
Mauro Coruzzi racconta gli amori di Platinette – Ansa –

Coruzzi inizia con una frase ad effetto, che è un pò il riassunto della sua stessa esistenza: “Non può esistere la normalità nella vita. Il sesso è la forma di potere più forte”. Nasce a Langhirano, terra famosa in tutto il mondo per il suo prosciutto, da una famiglia cristiana. “ Non mi è mai venuto in mente di dire: mamma sono gay. Poi un giorno mia madre trovò dei collant in camera mia: li lavò e li mise insieme ai miei calzini. Mio padre invece era una specie di zombie”.

Mauro Coruzzi ricorda l’adolescenza, la scuola e le abitudini di una volta: “Andavo a battere sui marciapiedi, battevo per strada lungo i viali, come si dice nelle canzoni. A scuola passavo per essere uno dei due più bravi della classe, e insieme davamo i compiti ma col cavolo gratis, in cambio di prestazioni. Bullismo? Nessuna aggressione fisica. L’ho vissuto dopo. Aggressioni verbali a cui ho risposto con non so quale coraggio. A vent’ anni ho cominciato a fare spettacoli di cabaret. Andavo a vedere un gruppo di trasformisti”.

“Ho preso 50 kg per amore”

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Mauro Coruzzi ricorda: “Presi 50 kg per piacere ad un uomo” – Ansa –

In amore gli è capitato di tutto. “Ho preso 50 chili per un uomo, per conquistarlo, mi voleva così e sono esplosa come una mina. Poi c’è stato un chirurgo di Parma, anche a lui piacciono grassi; gli chiedevo, come ti possono piacere mostri come me? Aveva una doppia vita, io sognavo di andare al cinema con lui, normalmente. Temeva lo scandalo e finì”.

 

 

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