NBA, tweet di “troppo” di Irving: decisione inevitabile dei Nets

NBA, un tweet di “troppo” ha scatenato le polemiche da parte di tantissimi americani. Autore di tutto è stato il cestista Kyrie Irving: decisione inevitabile da parte dei Brookly Nets che hanno deciso di usare il pugno duro nei suoi confronti

Sospensione inevitabile per Irving
Kyrie Irving (Foto LaPresse)

Oramai negli Stati Uniti D’America, specialmente per quanto riguarda il mondo dell’NBA, ne stanno parlando davvero tutti. Il tweet pubblicato da una delle star del basket come Kyrie Irving ha suscitato non solo polemiche, ma parecchia indignazione. Tanto è vero che il suo tram, ovvero i Brooklyn Nets, non potevano assolutamente fargliela lasciare liscia ed hanno deciso di utilizzare il pugno duro nei suoi confronti.

A riportare questa notizia sono stati i media americani. Per il momento non è arrivata ancora nessuna replica da parte dello stesso atleta sui social network. La maggior parte dei tifosi ha accettato la decisione da parte della sua squadra, con la speranza che il tutto possa risolversi quanto prima.

NBA, tweet antisemita di Irving: i Nets lo sospendono

Sospensione inevitabile per Irving
Kyrie Irving (Foto LaPresse)

Sospensione di almeno cinque partite per Kyrie Irving. Il motivo? Quello di non essersi scusato per il suo tweet. Ricordiamo che aveva postato un link al film “Hebrews to Negroes: Wake Up Black America“. Il tutto aveva dei contenuti antisemiti, compresa la negazione dell’Olocausto, che hanno fatto infuriare un bel po’ di persone.

Tra l’altro il quartiere di Brooklyn (per chi non lo sapesse) è fortemente popolato da ebrei. I media hanno spiegato che il cestista non abbia rinnegato “l’antisemitismo quando gli è stata data una chiara opportunità di farlo è profondamente inquietante”. Il fatto di essere andato contro i valori del team costituisce un qualcosa di dannoso.

Scuse arrivate? Neanche per sogno, anche se qualche parola l’ha rilasciata eccome al termine dell’allenamento: “Non volevo causare alcun danno, non sono quello che ha fatto il documentario“.

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