Brasile, Tite: “Mondiali? C’è una cosa che non mi fa dormire la notte”

Il commissario tecnico della Seleçao ha rivelato una sua enorme preoccupazione in vista dei Campionati del Mondo in Qatar ormai alle porte. Al termine della rassegna iridata in ogni caso lui lascerà la panchina della nazionale verdeoro

Ci pensa e ci ripensa, ma restano ancora pochi giorni per arrivare a una soluzione definitiva. Ecco perché per il ct del Brasile Tite sta aumentando sempre di più l’ansia in vista di lunedì 7 novembre, giorno in cui comunicherà i 26 convocati per il Mondiale in Qatar.

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Brasile, il ct Tite ha già annunciato che dopo i Mondiali lascerà la panchina (Ansa)

Una decisione che per lui è diventata quasi un’ossessione, come ha rivelato lui stesso nel corso della trasmissione ‘Esporte Espetacular’: “Mi accompagna l’ansia e mi sto svegliando sempre alle 4. Mia moglie ci si è abituata, e quando mi agito e scalcio nel letto mi dice di stare calmo. Mi dice di provare a dormire di più, ma il pensiero delle convocazioni mi agita. Ci sono gli atleti, ma prima di tutto vengono gli uomini, i loro caratteri, ci sono figli e padri e l’essere umano deve sempre essere rispettato. E per me è un dovere esternare la mia graditudine a tutti coloro che fanno, o hanno fatto, parte di questo gruppo. Ci saranno delle scelte dettate da motivi tecnici, ma il rispetto per tutti ci sarà sempre“.

Brasile, la preoccupazione del ct Tite

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Il commissario tecnico del Brasile annuncerà lunedì i convocati per il Mondiale in Qatar (Ansa)

Il commissario tecnico Tite siede sulla panchina della nazionale verdeoro dall’agosto 2016 (fino a questo momento il suo ruolino di marcia è di 76 partite, 57 vittorie, 18 pareggi e 5 sconfitte) e ha già annunciato che dopo questi Mondiali lascerà il posto, a prescindere dal risultato della spedizione in Qatar. In realtà, tra l’altro, lui avrebbe voluto farsi da parte già dopo la sconfitta nei quarti di finale di Russia 2018 contro il Belgio: “Ne ho parlato in famiglia e solo dopo ho cambiato idea. Altri quattro anni mi sembravano un’eternità e non sapevo se la cultura che c’è nel calcio in Brasile mi avrebbe permesso di avere pazienza. Ho fatto per almeno 500 volte camminate su e giù per il lungomare di Barra da Tijuca, e ne ho parlato tanto con mia moglie e i miei figli, poi ho capito che avrei potuto rimanere“.

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