Tutti cercano di acquistarle e rincorrerle perché sono “green”, risparmiano e soprattutto non inquinano, ma c’è qualcosa che sfugge
l piano green dell’Unione Europea sembra non indietreggiare nemmeno di fronte l’evidenza. La scorsa settimana la Commissione ha confermato di fatto quella parte che prevede lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel per il 2035: per quella data tutti i veicoli dovranno funzionare esclusivamente ad energia elettrica, ma come quell’energia verrà prodotta e a quale prezzo economico e sociale sembra non interessare a palazzo Berlaymont.
Eppure qualche fondata preoccupazione c’è, anche a Bruxelles, seppur espressa molto timidamente e con mezze parole, quasi a evitare la granitica convinzione che quel futuro e quelle scadenze siano ineluttabili. Il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton ad esempio ha fatto presente che il divieto della vendita di auto a combustibile tradizionale provoca una «gigantesca interruzione» a una delle industrie principali dell’Ue ed avrà così tante implicazioni sociali ed economiche che il fallimento è più che probabile.
Breton è il principale tra i commissari che hanno insistito sul fatto che almeno il processo preveda un «freno d’emergenza», una clausola di revisione da attivare nel 2026 se le cose si mettono male e che consentirà almeno di posticipare la data di eliminazione graduale del 2035. Breton non osa contestare apertamente la fattibilità del passaggio epocale, ma mette sul piatto della bilancia dei numeri che farebbero perdere la fiducia anche al più cazzuto degli ecologisti. In ballo ci sono circa 600mila posti che verosimilmente andranno persi non tanto nelle case automobilistiche che alla fine avranno il loro tornaconto economico, ma soprattutto «nell’intero ecosistema e della produzione di energia elettrica».
C’è un problema di elettricità per far andare le auto
Per produrre e far funzionare tutte quelle auto elettriche ci sarà bisogno, entro il 2030, di litio in una misura 15 volte superiore a quella attuale, il quadruplo del cobalto e della grafite, e il triplo di nichel. Attualmente tutte queste materie prime sono per l’80% in mano o controllate dalla Cina e il “lavoro sporco” lo fanno gli africani per loro, e per noi. La Ue si consola sostenendo che almeno di litio l’Europa è piena, ma questo significa che dovremo riempire anche il continente di trivelle e miniere. Il “lavoro sporco” comporta che per produrre una tonnellata di litio c’è bisogno di un milione di litri di acqua.
Ciò significa, dicono gli esperti, che per la batteria di una sola automobile è necessario il consumo annuo di acqua di 500 persone, per quello di 30 milioni di automobili, tale è il parco previsto nel 2035, ci sarà bisogno di un consumo d’acqua pari al doppio della popolazione mondiale. Solo per l’Europa. Tralasciando il noto problema dello smaltimento di tali batterie, se poi vogliamo che tutte le auto siano elettriche, fa notare Breton, avremo bisogno di 150 GW in più di produzione di elettricità l’anno, cioè dal 20 al 25% in più di quella che produciamo oggi in Europa. Questo inverno non sappiamo nemmeno se riusciremo a far funzionare la lavatrice di casa ma la Ue pensa di produrre ancora più elettricità per far funzionare le automobili.
E tale elettricità ovviamente non potrà derivare, come adesso, per la gran parte da gas o carbone, altrimenti tanto vale tenerci le auto a nafta. Breton sottolinea tra l’altro che i veicoli elettrici sono circa il 40% più pesanti di quelli tradizionali a causa delle batterie e di conseguenza emettono molte più particelle da freni e pneumatici. Secondo i calcoli degli ecologisti, circa 70.000 persone muoiono prematuramente ogni anno a causa di queste particelle, il che significa che dal 2035 se nulla cambia tali decessi saliranno a 100mila. Tra i problemi pratici ci sarà anche quello delle stazioni di ricarica, attualmente 350mila su 7 milioni necessarie, per la gran parte concentrate in tre Paesi, Germania, Francia e Paesi Bassi. In Italia sono attualmente 13.225 ma la burocrazia fa di tutto rallentare la loro diffusione.