Un nuovo capitolo di intimidazioni contro la scrittrice Joanne K. Rowling, ormai da tempo vittima di una campagna intimidatoria per alcune sue esternazioni. Ora l’autrice viene colpita nella sua creazione più famosa.
L’autrice della saga di Harry Potter è infatti da tempo bersaglio del mondo lgbt e dell’ultra-femminismo in linea con il “pensiero unico” che fa capo all’ideologia “gender-fluid”. Tutto è cominciato nel momento in cui la Rowling ha espresso alcune sue opinioni riguardanti la cancellazione del genere femminile per mano di un’ideologia che non vorrebbe riconoscere alcuna differenza tra maschile e femminile, appiattendo i due sessi in un genere unico indeterminato e indifferenziato.
L’inizio delle persecuzioni ai danni della scrittrice J. K. Rowling
La Rowling al contrario ha parlato di sesso biologico come di un dato naturale e insopprimibile, e ha paventato i rischi legati a una retorica del “politicamente corretto” e ai danni che questa provocherebbe. In primis, l’eliminazione delle conquiste raggiunte da anni di battaglie femministe, come ad esempio quella del riconoscimento dei diritti del mondo femminile, che rischierebbero di finire in un calderone annacquato in cui è vietato parlare di “donna” ma di “soggetto con mestruazioni”.
Per queste sue affermazione la Rowling viene etichettata come “transfobica”, e di recente ha commentato il tutto in maniera affranta ma ironica, spiegando che con le minacce di morte ricevute negli ultimi tempi potrebbe tappezzare le pareti di casa. Ma le intimidazioni del mondo lgbt continuano in maniera crescente ai danni della scrittrice, che si è vista ad esempio diffondere il suo indirizzo di casa in rete con una fotografia scattata in maniera apposita, che lei ha subito denunciato alla polizia.
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Ora però l’ultimo capitolo di questa vicenda mostra come l’attacco nei confronti della Rowling non provenga solamente da un certo mondo organizzato in maniera spontanea, ma anche da grandi potentati internazionali, fino a coinvolgere gli stessi produttori cinematografici del colosso fantasy che l’ha portata al successo in tutto il mondo.
Il nome dell’autrice scomparso dall’ultimo capitolo del film
Come ha rilevato il quotidiano La Verità, ora il nome della Rowling è stato fatto sparire persino dall’ultimo capitolo, il terzo, della saga “Animali fantastici”, una sorta di spin-off di Harry Potter. Dal trailer del film in prossima uscita, intitolato “I segreti di Silente”, il nome dell’autrice sarebbe incredibilmente scomparso.
É così l’ultimo capitolo di una “prolungata esecuzione pubblica ad opera della Cupola politically correct”, come la descrive il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. Il nome sarebbe stato eliminato sia dai ringraziamenti finali in quanto sceneggiatrice e produttrice, come era invece ovviamente avvenuto per tutti i precedenti capitoli del film, che da ogni altro passaggio presente nel filmato.
La Rowling, che dal suo canto ha sempre spiegato di non avere alcuna intenzione di piegarsi alle intimidazioni del politicamente corretto e di quella che negli Stati Uniti viene definita la woke supremacy, nel tempo sta ricevendo il sostegno sempre più ampio e trasversale anche di una parte del mondo femminista.
Cosa afferma l’ideologia della “woke supremacy”
Con il termine “woke” si indica una deriva del pensiero della sinistra liberal Usa che in nome di un egualitarismo spinto si spinge ad attaccare in maniera particolarmente aggressiva chiunque la pensi in maniera diversa, dando vita così a un pensiero “unico” e dai risvolti totalitari.
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Sono molti gli intellettuali che avvertono in tutto questo un pericolo piuttosto allarmante, che sfocia altresì nella “cancel culture” che sta contagiando anche prestigiose università internazionali del mondo anglosassone. Dove cioè ogni elemento della tradizione, come ad esempio statue o testi letterari o scientifici, che non rispecchi il pensiero da loro propagandato, va eliminato anche in maniera violenta.
Tra questi c’è il docente di letteratura contemporanea all’Università di Parigi Eric Marty, che è d’accordo con la Rowling nell’affermare che il “gender”, vale a dire l’identità di genere, rischia di uccidere lo specifico femminile.