Stanno aumentando in tutto il mondo i casi di pazienti colpiti dall’infezione che spesso si trascina causando danni permanenti al cuore
Sono tante le conseguenze degli strascichi della Covid-19 soprattutto sul cuore, si riscontrano pazienti con dolore al petto, palpitazioni e alterazioni del battito, ma anche stanchezza e difficoltà respiratorie. Un problema che interessa il 10-30% dei pazienti contagiati, anche a 4 o più mesi dopo la risoluzione dell’infezione.
Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine e condotto su più di 150.000 pazienti guariti dal Covid-19, confrontati con oltre cinque milioni di controlli su sani, ha dimostrato che, dopo il contagio, il rischio di patologie cardiovascolari aumenta significativamente, anche in chi ha meno di 65 anni senza fattori di rischio come obesità o diabete.
Il pericolo delle conseguenze dell’infezione
Il Covid sta lasciando importanti strascichi sulle persone, nonostante oggi la situazione sia sotto controllo e non metta più a rischio la vita delle persone colpite, le conseguenze dirette o indirette di chi è stato colpito dall’infezione durante la fase acuta della pandemia stanno peggiorando la salute cardiovascolare della popolazione. I ritardi nell’assistenza registrati nelle varie ondate pandemiche rendono concreto il rischio di un’impennata di pazienti colpiti da malattie del cuore e possono riportare i numeri della mortalità per problemi cardiovascolari ai livelli di 20 anni fa. Esiste un long Covid solo cardiovascolare che ora è classificato dagli esperti con il termine Pasc (Sequele Post Acute da Sars-Cov-2, sequele dopo un’infezione da Sars-CoV-2), tanto che l’American College of Cardiology ha appena pubblicato un documento di consenso sulla gestione dei pazienti con long Covid, con segni appunto di sofferenza cardiovascolare.
Prestare attenzione a determinati sintomi
Anche la Società Italiana di Cardiologia ha richiamato la necessità di maggiore attenzione alla salute di cuore e arterie dopo l’infezione. “Dobbiamo seguire con attenzione l’evoluzione di questi pazienti”, afferma Pasquale Perrone Filardi, ordinario di cardiologia all’Università Federico II di Napoli, “perché questo virus è subdolo ed è essenziale individuare subito un’eventuale sofferenza a livello cardiovascolare per poter intervenire al meglio”. E’ stato infatti riscontrato che nella sindrome PASC cardiovascolare sono presenti sintomi tipici come tachicardia, dolore toracico e mancanza di respiro, quel senso tipico di fatica e la ridotta capacità di svolgere esercizio fisico innescano una spirale negativa. È stato dimostrato che i pazienti guariti dal Covid hanno il 52% di probabilità in più di ictus, e il pericolo di scompenso cardiaco aumenta del 72%.
Un passo indietro preoccupante
“Si sta delineando un quadro preoccupante che rischia di annullare le importanti conquiste ottenute in oltre 20 anni”, cerca di spiegare Ciro Indolfi, presidente della Società italiana di cardiologia, “le malattie del cuore interessano 7,5 milioni di persone in Italia. In 36 anni dagli anni 80 ad oggi, la mortalità totale per le malattie cardiovascolari si è più che dimezzata e il contributo delle nuove terapie è stato quello che più ha influito su questa tendenza. Ma la pandemia sta annullando tutti questi progressi. Non è allarmismo ingiustificato, come qualcuno ha addirittura affermato. Le nostre preoccupazioni si basano su dati certi”.