Degli esploratori subacquei si sono imbattuti casualmente nei resti dello Space Shuttle Challenger che esplose in volo dopo soli 73 secondi dal decollo
Il frammento del velivolo è stato ritrovato negli abissi del triangolo delle Bermuda da una troupe televisiva, mentre era alla ricerca di aerei caduti durante la seconda guerra mondiale. Il Challenger esplose uccidendo i sette membri dell’equipaggio compresa la maestra elementare, primo civile a bordo di un volo spaziale.
Lo Space Transportation System, comunemente noto come Space Shuttle, è stato un sistema di lancio spaziale riutilizzabile della NASA, l’ente governativo statunitense responsabile dei programmi spaziali, adibito a missioni spaziali in orbita intorno alla Terra. Aveva la caratteristica di decollare come un razzo per poi atterrare come un normale aeroplano. Fu operativo dal 1981 al 2011.
Una tragedia in diretta tv
Un frammento dello Space Shuttle grande circa 8 metri quadrati. Questa è stata l’incredibile scoperta di un team di operatori subacquei a largo del triangolo delle Bermuda, intenti a cercare resti di aeroplani abbattuti durante la seconda guerra mondiale. Dopo un’accurata analisi da parte degli esperti della NASA, si è stabilito che i frammenti appartengono effettivamente allo Space Shuttle Challenger che il 28 gennaio 1986 esplose 73 secondi secondi dopo il lancio provocando la morte dei sette astronauti bordo, tra cui una insegnante di scuola elementare, Christa McAuliffe, che sarebbe dovuta diventare il primo civile in volo a bordo della navicella spaziale.
La navicella che rivoluzionò il volo spaziale
Lo Space Shuttle fu lanciato per la prima volta in orbita nel 1981 e segnò un’autentica rivoluzione per il volo spaziale. Un velivolo enorme in grado di trasportare nella stiva anche un intero satellite da posizionare in orbita, che decollava come un razzo, ma atterrava come un aliante su una normale pista di aerei. Purtroppo nel corso della trentennale carriera, i voli della navetta furono funestati da alcune tragedie e una di questa accadde proprio al Challenge che esplose in volo in diretta tv poco dopo la partenza, davanti agli occhi di milioni di americani e non solo. Le indagini successive ne identificarono la causa in una guarnizione malfunzionante in uno dei booster laterali. A dare conferma che il frammento lungo circa 8 metri fosse proprio del Challenger è stata la Nasa attraverso un comunicato stampa in cui aggiunge che “questa scoperta ci offre l’opportunità di fermarci ancora una volta, di ricordare i sette pionieri che abbiamo perso e di riflettere su come questa tragedia ci ha cambiato”.
La scoperta in fondo all’oceano
La squadra di sub stava cercando resti di aerei dell’era della Seconda Guerra Mondiale, ma un oggetto di sembianze più moderne, parzialmente coperto di sabbia sul fondo del mare, aveva immediatamente suscitato l’interesse. A una attenta analisi, grazie anche ad ex astronauti che avevano volato sullo stesso Shuttle, si è capito che si trattava di una parte del ventre del Challenger in cui sono ben evidenti le piastrelle nere che avevano la funzione di scudo termico durante il rientro nell’atmosfera della navetta. La Nasa ha aggiunto che valuterà quali azioni intraprendere riguardo ai nuovi resti e che si impegnerà a onorare adeguatamente la memoria degli astronauti del Challenger e le loro famiglie.