La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella annuncia un’azione combinata per il sostegno della maternità e dei nuclei numerosi
“Promuovere la famiglia e la maternità in tutte le politiche. È questo l’approccio trasversale che ha portato il nuovo esecutivo ad accendere i riflettori sulla natalità, primo tema del programma di governo. Ed è nostra intenzione mettere in campo un’azione strategica che coinvolga tutti i dicasteri, con interventi di taglio sia culturale sia economico”. Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità chiamata da Giorgia Meloni a rilanciare la scommessa demografica in Italia, annuncia tramite il quotidiano La Verità una strategia che punta alla ricostruzione di un welfare basato su un mix di scelte. In questa legislatura l’Italia si gioca la possibilità di invertire il trend delle nascite che l’ha portata sotto la soglia anche psicologica dei 400mila nati. Il suo è un ministero senza portafoglio: quali ricette potrete mettere in campo? “Il peso specifico del mio ministero consiste proprio in un’operazione di progettazione, coordinamento e stimolo: l’ottica è quella di sostenere una strategia complessiva del governo, per contrastare la denatalità e sostenere maternità e famiglia. Promuoveremo una sorta di Piano strategico per la natalità, inserendo misure concrete, in tutti i provvedimenti utili. Pensiamo a quanto appena fatto con la rimodulazione del Superbonus dove ha trovato posto un primo accenno di quoziente familiare”.
La prossima tappa, in legge di Bilancio, sarà la revisione dell’assegno familiare. In quale direzione? “Concettualmente la misura è giusta ma penalizza le famiglie più numerose. Che in generale fino a oggi sono state letteralmente maltrattate dal Fisco. Lavorerò per rendere il sostegno proporzionale al numero dei figli: l’Osservatorio per l’assegno unico è convocato per il 29 novembre. La penalizzazione per i nuclei numerosi è stata tale che, anche per come è costruito l’Isee, circa un milione di potenziali beneficiari ha scelto di rinunciare all’assegno: ad agosto restavano in cassa 600 milioni di bonus non richiesti, poi riversati dal precedente governo sul decreto Aiuti-bis. La cifra che riusciremo a destinare all'”assegno” riveduto e corretto va ancora definita ma di certo ripartiremo dai risparmi che nel frattempo si andranno a generare”. Cosa farete con il Family Act? “Bisogna considerare che per molte di quelle misure non ci sono capitoli di bilancio e vanno approvati i decreti attuativi”.
Subito in legge di Bilancio la revisione dell’assegno unico, avanti sul quoziente
C’è tanto di condivisibile ma serve una riflessione per ricalibrare il Family Act sulle nostre priorità. La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro: come intervenire? “La natalità va di pari passo con lo sviluppo di un Paese, in termini certo di Pil ma anche di vitalità e di capacità di innovare. Ma se è la natalità il punto focale, è dalle donne – che di questi figli sono generatrici e dalla loro piena libertà di affermarsi anche nella maternità – che occorre ripartire. Serve una nuova rete di welfare che metta in pista tutti gli attori sociali e sostenga le neo mamme fin dal domicilio”.
Come tradurre in concreto questa visione? Con la ministra Calderone ci siamo già incontrate per avviare un tavolo sulle politiche sociali. La stessa attivazione a settembre del sistema di certificazione della parità di genere in attuazione del Pnrr, sta ricevendo buona adesione: per fine 2022 prevediamo di arrivare a 160 imprese certificate, che potranno subito usufruire di una serie di agevolazioni fiscali. Poi penso alla “moral suasion”: a un codice deontologico per le imprese sul rientro dopo la maternità, che troppo spesso oggi comporta perdita di ruolo e di chance di carriera. Terzo aspetto, è il potenziamento della rete degli asili nido finanziato dal Pnrr. In questo scenario, si conferma la generale forte spinta al welfare aziendale. Ma come sostenere le realtà che per dimensione non riescono ad attivarlo? “Per le Pmi e anche per altri attori della società civile penso a una “carta servizi”, alimentata con fondi statali ma anche con il contributo di no profit, sindacati e imprese. Si tratterebbe di mettere non solo soldi ma anche beni, ad esempio un contributo sotto forma di sconti dalla grande distribuzione. La prospettiva è quella di una mobilitazione collettiva sulla natalità: solo costruendo un progetto ambizioso, capace di coinvolgere l’intero Paese, otterremo i risultati”