Suicidio assistito Svizzera, Marco Cappato porta 82enne a morire

Un nuovo suicidio assistito nelle ultime ore in Svizzera. Marco Cappato ha portato un uomo di 82 anni, malato, a morire in una clinica

Altro suicidio assistito in Svizzera
Altro suicidio assistito in Svizzera (Ansa Foto)

Ci troviamo a raccontare di un nuovo suicidio assistito in Svizzera. Romano, questo il suo nome, italiano di 82 anni è stato portato nel Paese straniero a morire. L’uomo era malato di Parkinson e viveva a Peschiera Borromeo, in provincia di Milano. E’ stato accompagnato da Marco Cappato. Ad annunciare la morte dell’uomo la figlia. Nel frattempo il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, nella giornata di sabato, si autodenuncerà ancora una volta a Milano.

Rischia fino a 12 anni di reclusione. Cappato continua ad insistere: “Trovo indegno per un Paese civile continuare a tollerare l’esilio della morte in clandestinità“. Commossa la figlia dell’uomo ed anche della moglie deceduto che ha annunciato la morte del papà in un filmato. Spiegando che lo stesso avrebbe voluto morire davanti alla presenza dei suoi cari. La figlia Francesca, arrivata appositamente dalla California, ha spiegato che l’uomo non voleva più vivere visto che il dolore della malattia lo tormentava.

Svizzera, Marco Cappato porta uomo in clinica a morire

Moglie del marito morto in clinica in Svizzera
Moglie di Romano (Ansa Foto)

Ha spiegato che l’uomo aveva il ‘Parkinsonismo atipico‘ da più di due anni. Non era stato tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. Nel corso della sua vita è stato un giornalista e pubblicitario. Fino ad ora è stato a letto. Accusava dolori fisici, non riusciva a leggere e scrivere. Doveva essere per forza aiutato visto che aveva perso completamente l’autonomia. Tanto da chiedere aiuto a Marco Cappato per morire. Andando in Svizzera ed evitare possibili conseguenze legali con i suoi familiari.

Lo stesso Cappato si scaglia contro il Parlamento e chiede spiegazioni in merito ad una decisione che non arriva da parte loro. Queste sono state le sue parole: “Sono passati 4 anni da quando la Corte Costituzionale la prima volta ha chiesto al Parlamento d’intervenire. La Corte nel 2019 ha emesso una decisione che depenalizza l’aiuto al suicidio solo per malati in determinate condizioni. Ha reiterato la richiesta di legge completa che rispetti le scelte di fine vita delle persone malate. Dopo Elena Altamira ho deciso di accettare anche la richiesta di aiuto di Romano. Ed evitargli un accanimento insensato e violento“.

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