L’ex terrorista, dal 2013 è in semilibertà. “Aiuto una casa famiglia e lavoro in un Casale”, dove è stato girato il docu-film. “Ecco perchè mi è stato negato di andare a Torino”
Questa sera all’interno del Torino Film Festival, verrà presentato un film documentario girato all’interno di un Casale di Civitavecchia e nel quale viene proposta la vita (durante il lockdown) delle persone che ci vivono e lavorano. Tra queste c’è anche Mario Tuti, ex terrorista italiano fondatore del Fronte Nazionale Rivoluzionario e condannato a due ergastoli per tre omicidi. Tuti dal 2013 lavora in condizione di semilibertà: “Dal lunedì al venerdì collaboro con una casa famiglia. Il sabato e la domenica vengo in un Casale (vicino Civitavecchia ndr.) dove mi occupo dei cavalli”.
Proprio questo Casale è al centro del documentario che verrà mostrato questa sera. “All’inizio del lockdown – spiega Tuti a Notizie.com – fui contattato da alcuni videomaker che avevano realizzato un servizio sulla Milano deserta durante il lockdown. Il loro video venne addirittura comprato dalla Cnn. Conoscendo la mia situazione da ergastolano, gli venne in mente di fare un servizio che poteva essere carino: la vita di una persona costretta a stare recluso, nel momento in cui tutti sono reclusi a casa. Lo hanno proposto a dei produttori che gli hanno dato l’ok: sono venuti qui e sono stati più di un mese, girando 120 ore di filmato. Io dovevo essere il protagonista, ma si sono accorti che al Casale c’era una vita molto interessante, con tante storie da raccontare. E quindi sono diventato un co-protagonista”.
Di cosa parla il film?
“E’ un film che mostra la vita quotidiana all’interno del Casale e ciò che si faceva durante il lockdown. Vengono raccontate le storie di tutti, anche la mia, scavando l’aspetto sociale e anche politico. Dalle 120 ore di girato, ne hanno ricavato un filmato da un’ora e mezza che andrà in scena stasera al Torino Film Festival.
Lei non sarà presente. Perchè?
“Una quindicina di giorni fa mi hanno preannunciato la prima del docu-film. Io ho fatto istanza al giudice di sorveglianza chiedendo di poter andare due giorni a Torino per presenziare alla presentazione del video. Una settimana fa sono stato contattato anche dalla giudice del concorso. Pensavo fosse tutto normale. Invece nessuno ha risposto alla mia istanza. Ho aspettato fino all’ultimo momento utile per poter prendere un treno per Torino, ma nessuno mi ha fatto sapere nulla”.
Una richiesta caduta nel vuoto?
“Nessuno mi ha risposto. Ma secondo me la giudice, evidentemente spaventata da questa possibilità, ha ottenuto l’effetto opposto: se io fossi andato al Festival a vedere il video, insieme ad altre migliaia di persone, nessuno se ne sarebbe accorto. Questo tipo di censura ha attirato invece intorno a me una grande attenzione mediatica: c’è un ritorno di immagine e di interesse notevole. La famosa eterogenesi dei fini di cui parla Egel. Sono stato contattato da Ansa, Adnkronos, giornali. Tutto ciò che qualcuno non voleva. Il film è ora al Festival di Torino e poi andrà anche in concorso ai David di Donatello”.
Ci è rimasto male?
“Più che altro è l’ennesima testimonianza di come il carcere non è solo le quattro mura, le sbarre, le guardie: è la conferma di un qualcosa senza logica soggetta ad un arbitrio senza motivazioni. Ti concedono quello che non ti aspetti di poter avere e ti negano ciò che invece è più che normale.
Saprai quello che succederà a Torino?
“Sono in contatto con la produzione che ha girato il video e poi c’è un mio amico di Civitavecchia che mi aggiornerà. I ragazzi hanno caricato su una piattaforma il film, dandomi la password per vederlo, ma mi hanno chiesto di non divulgarlo. Lo inizierò a vedere in contemporanea con la partenza del filmato a Torino, che dovrebbe essere intorno alle 19. Mi sembrerà di essere lì”.
Perchè la Giudice si è rifiutata di risponderti e ti ha negato questa possibilità?
“E’ una storia che parte da lontano. Grazie all’autorizzazione dei proprietari, utilizzavamo il Casale per ospitare le riunioni del campo del blocco studentesco. Questa cosa non è piaciuta a dei parlamentari del Pd, che fecero un interrogazione parlamentare, tirando in ballo la stessa Giudice, che mi assegnò delle restrizioni dure e immotivate, visto che nessuno aveva violato la legge. Questa signora è stata spaventata dall’interrogazione parlamentare ed ora ha paura anche della propria ombra”.
Ed ora?
“Continuerò ad aiutare le persone all’interno della casa famiglia e mi dedicherò alla cura degli animali nel Casale. Nel frattempo, se ci sarà la possibilità, spero di riuscire a vedere questo film”.