Sono oltre 5,6 milioni le persone che vivono in una famiglia che racimola meno di 640 euro al mese. E la tendenza, secondo lo studio dell’Istat, è in crescita
Le famiglie che si trovano sotto la soglia di povertà in Italia sono circa due milioni“. Queste sono le stime del presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo, intervenuto a Progress su Sky Tg24. “E abbiamo circa 5,6 milioni di soggetti che vivono dentro queste famiglie.
Complessivamente, stiamo parlando del 7,5% delle famiglie italiane e del 9,4% delle persone residenti”. Una dimensione considerevole, sottolinea il presidente dell’Istat, “ma quello che è decisamente più preoccupante è che negli ultimi anni, questi due numeri, ovvero le famiglie e gli individui che sono in condizioni di povertà sono fortemente cresciuti. E questo è allarmante”.
Riferendosi all’impatto del contesto politico ed economico attuale, con la guerra in Ucraina e la crisi energetica, Blangiardo ha spiegato che “in termini di tendenza, la crescita ha inizio dal 2011/12, è una decina anni che la tendenza putroppo, è in crescita. C’è stata una accentuazione nel 2020, anno del Covid e nel 2021 abbiamo avuto una relativa stabilità.
Quest’anno abbiamo la sensazione che qualche misura, come ad esempio l’assegno universale, è valsa a non elimnare ma a contenere o ridurre leggermente l’effetto povertà soprattutto in quelle situazioni, mi riferisco soprattutto alle famiglie con i figli, che più direttamente vivono la condizione di disagio”.
“Aumentano le richieste di aiuto, 85 mila dall’inizio dell’anno”
Dall’inizio dell’anno, “ci sono state ulteriori 85mila richieste di aiuto, che hanno portato così a un milione e 750mila il numero delle persone che il Banco Alimentare sta aiutando“, ha detto Giovanni Bruno, Presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus, intervenendo al programma su Sky. “è un dato piuttosto significativo – ha aggiunto – e le difficoltà quest’anno sono molte. Perché con il caro energia, ad esempio, anche le aziende sono in difficoltà a donare cibo e fondi.
Quindi per noi, diventa ancora più importante il contributo del privato cittadino come sta avvenendo oggi. Per noi c’è stato un aumento dei costi di gestione del 45% e il 30% di donazioni in meno ma non perché le aziende non vogliono aiutarci, ma perchè si trovano in difficoltà“.
Per questo, ha sottolineato Bruno, “c’è bisogno della mano di tutti. Aggiungo che il discorso della povertà sta toccando fasce che prima non erano affette dal problema e ambiti più vicini a quella che prima era la normalità. Penso a studenti fuori sede a Milano, che dovendo pagarsi l’affitto hanno bisogno di aiuto per mangiare e famiglie che prima non avevano questo problema mentre adesso, sì. Abbiamo un impatto molto forte in termini di costi perchè non tutti immaginano che insieme al cibo, servono i mezzi e le attrezzature per conservare e consegnare gli alimenti con costi significativi. E quest’anno ci sono molte diffcoltà anche da parte delle aziende a donare le eccedenze“