Un evento che gli astronomi aspettavano da 30 anni si è materializzato nel giorno di Natale. E’ stato lanciato nello spazio il telescopio spaziale James Webb. Un razzo Ariane 5, che è decollato oggi alle 12:20 GMT dal centro spaziale della Guyana per inviare nello spazio il telescopio spaziale James Webb, uno strumento che dovrebbe rivoluzionare l’osservazione dell’Universo, erede del più celebre Hubble e frutto della collaborazione tra Nasa, Agenzia spaziale europea (Esa) e agenzia spaziale canadese
Il telescopio è così potente da essere in grado di captare «l’impronta termica» di un calabrone alla distanza della Luna. Un evento ce permetterà agli esperti di «riscrivere l’astronomia» e fornirà dati inediti: seguirà le orme dell’ Hubble, con l’ambizione di chiarire due questioni essenziali: «Da dove veniamo?» e «Siamo soli nell’Universo?» ha spiegato l’astrofisica della Nasa Amber Straughn in una conferenza stampa all’inizio di dicembre. Il volo dovrebbe durare 27 minuti, prima della separazione dell’osservatorio che sarà iniettato nella sua orbita finale, a circa 1,5 milioni di km dalla Terra. Il James Webb dovrebbe consentire di osservare le prime galassie apparse dopo il Big Bang ma anche esopianeti o la formazione di stelle.
Con questo telescopio, che per i prossimi dieci anni sarà il nostro occhio nel cosmo, gli scienziati saranno in grado di andare a fondo chiarendo le origini della Terra e di tutti gli altri pianeti. Comprese le stelle. L’investimento della Nasa è stato ingente: circa 9 miliardi di dollari. Il telescopio sarà in grado persino di analizzare le atmosfere dei pianeti attorno ad altre stelle della nostra galassia cercando di capire se esista un gemello della nostra Terra e magari la vita negli altri pianeti. La sua sensibilità è 100 volte superiore rispetto a Hubble. Rispetto al suo predecessore, il James Webb esplorerà l’universo nella banda delle radiazione ultrarosse. Potrà dunque osservare le nubi di gas e polvere dove le stelle si formano e iniziano a scintillare, laddove Hubble scattava le sue fotografie usando soprattutto la luce visibile e l’ultravioletto.