L’albero di Natale è certamente la tradizione più importante per questi giorni, alcune famiglie spendono fino a 40 euro per realizzarlo.
L’8 Dicembre è stata la giornata in cui tutte le famiglie italiane si sono riunite per fare l’albero di Natale, elemento che rappresenta al meglio la festa più bella dell’anno e che in nessun caso può mancare nelle case.
Solo in Italia sono nove su dieci le famiglie che lo accendono nelle proprie case: tanti i dettagli che differiscono, tra vero o finto grande o piccolo, tradizionale o innovativo. Eppure quello che nessuno si sarebbe mai potuto aspettare è che per realizzarlo, ci siano delle famiglia che arrivano a spendere anche fino a 40 euro se non di più.
“L’albero naturale verrà scelto quest’anno da quasi 3 milioni di famiglie anche se la maggioranza del 63% degli italiani ricicla l’albero di plastica recuperato dalla cantina mentre una minoranza lo compra nuovo di plastica” sono queste le parole che vengono fuori dall’indagine portata avanti da Coldiretti/Ixè.
Albero di Natale, la spesa arriva anche fino a 40 euro
“La spesa media degli italiani per l’albero vero è quest’anno di 40 euro, quasi un italiano su due (47%) contiene il budget sotto i 30 euro, un altro 28% si orienta tra i 30 e i 50 euro, ma c’è anche un 19% che spenderà fino a 100 euro, e chi andrà addirittura oltre” sono queste le parole dell’indagine portata avanti dalla Coldiretti/Ixè.
Stando a quanto infatti si legge sul sito Agi.it, pare che il prezzo possa variare a secondo dell’altezza e della varietà degli abeti stessi; il linea di massima infatti i prezzi di questi alberi venduti variano dai 10 ai 60 euro e la differenza in genere la fanno le radici presenti nel vaso, la misura. In alcuni casi, quando si tratta di alberi alti due metri, si può arrivare anche ad un prezzo di 200 euro.
“Quando l’abete sarà troppo grande per essere ospitato in casa sarà restituito al bosco, il suo habitat naturale. L’albero naturale italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente poichè è coltivato soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi” ha infine sottolineato sempre la Coldiretti.