Guai per Bartolini e Geodis: l’accusa è di evasione fiscale

Guai grossi per le aziende di Bartolini e Geodis, l’accusa è di evasione fiscale per un totale di 102 milioni di euro.

Secondo quanto riporta Fanpage, ammonta ad un totale di 102 milioni di euro il sequestro che la Guardia di Finanza ha eseguito a Milano nelle scorse ore, nei confronti delle due grandi aziende che lavorano nel settore della logistica.

Bartolini e Geodis
Bartolini, foto fonte Today. Notizie.com

Bartolini e Geodis, sono infatti accusati di aver evaso il fisco: stando alle prime notizie riportate pare che siano stati sequestrati 44 milioni alla prima azienda e 37 milioni alla seconda azienda, mentre i restanti 21 milioni di euro arrivano da un’azienda intermediaria.

Le aziende sono accusate di frode fiscale messa in atto con fatture per operazioni giuridicamente inesistenti e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore” questo riporta la nota ufficiale della Guardia di Finanza.

Bartolini e Geodis hanno evaso il fisco, la Guardi di Finanza procede ai sequestri

Ad avere portato avanti le indagini, come accennato poco prima è stata la Guardi di Finanza e in particolare il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano. Con il loro lavoro sono venuti a capo della somministrazione illecita di manodopera, cosi come riporta Fanpage.

Geodis, foto fonte Yahoo, Notizie.com

Le perquisizioni sono avvenute proprio nel corso della mattinata di oggi Mercoledì 14 Dicembre 2022 nelle province di Milano, Bologna, Firenze, Pavia e Treviso.

Dalle indagini è appunto emerso che le società: “hanno effettuato indebite compensazioni di imposte con crediti fiscali inesistenti”. Quindi stando sempre a quanto riporta Fanpage, pare che le multinazionali stipulavano dei rapporti di lavoro con le società committenti facendo però affidamento a delle società definite filtro che poi si facevano aiutare da altre società che facevano parte di diverse cooperative, chiamate: “società serbatoio”.

Ma non è tutto, in alcuni casi, inoltre le due multinazionali in questione si rivolgevano direttamente alle società cooperative trasferendo la manodopera dall’una all’altra, ovviamente tutto lavoro che avveniva senza versare l’Iva e evitando anche di pagare degli oneri di natura previdenziale e assistenziale. Da qui le indagini che hanno portato a questo risultato.

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