Rispetto al 2020 sono aumentate le diagnosi e di conseguenza anche i casi accertati, ora si viaggia a 1000 nuovi casi al giorno in più
Secondo l’ultimo censimento dell’Associazione italiana di oncologia medica, rispetto al 2020, le diagnosi sono passate da 376.600 a 390.700, con il carcinoma della mammella che si conferma purtroppo il più frequente tra le donne. Gli esperti lanciano l’allarme soprattutto per migliorare lo stile di vita.
La pandemia aveva determinato nel 2020 un calo delle nuove diagnosi legato in parte all’interruzione degli screening, mentre oggi, tornati a pieno regime i controlli, si assiste alla ripresa dei casi di cancro come in tanti altri Paesi europei.
Un preoccupante aumento dei casi
L’allarme è lanciato direttamente dagli oncologi riuniti oggi a Roma al ministero della Salute per la presentazione della 12esima edizione del volume “I numeri del cancro in Italia 2022”, curato, insieme ad altre associazioni, dall’Associazione italiana di oncologia medica. Se non si pone un argine agli stili di vita scorretti, se non si procede con la vaccinazione anti Covid, il rischio di morte, tra le persone con storia di cancro e positività all’infezione da Sars-CoV-2, è 2-3 volte superiore tra quelle non vaccinate rispetto alle vaccinate. E i numeri già oggi, rispetto al 2020, sono impietosi, i casi di cancro nel nostro Paese salgono con un incremento di 14.100 casi in due anni, praticamente 1000 nuovi casi al giorno. “L’aumento a 390.700 del numero assoluto dei casi nel 2022 pone interrogativi per i quali attualmente non ci sono risposte esaurienti” afferma Saverio Cinieri, presidente Aiom, “Queste stime per l’Italia per il 2022 sembrano indicare un aumento del numero assoluto dei tumori, in gran parte legato all’invecchiamento della popolazione”.
I casi più frequenti
Il tumore più diagnosticato nel 2022 è il carcinoma della mammella con il 55.700 casi, +0,5% rispetto al 2020, seguito dal colon-retto con 48.100, del polmone (43.900), della prostata con 40.500 e della vescica con 29.200 casi. Nel 2022 per fortuna almeno si osserva un ritorno ai dati prepandemici anche per quanto riguarda la copertura dei programmi di prevenzione secondaria, con gli screening ripresi a pieno regime in tutte le strutture preposte in tutta Italia. “Una leva su cui agire è quella degli stili di vita”, ha dichiarato il ministro della Salute Orazio Schillaci, “i fattori di rischio comportamentali sono peggiorati durante il biennio pandemico. Elemento che non può non destare preoccupazione. Se si considera che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitate intervenendo su fattori di rischio prevedibili, soprattutto sugli stili di vita“.