Accade a Cesena dove una donna di 27 anni è stata ritenuta non idonea come vigilessa perché troppo affascinante. Lei non ci sta e fa causa al comune
Era il suo sogno e stava per coronarlo. Diventare vigilessa per la giovane Elisa Muccioli, 27 anni, era un obbiettivo che stava per raggiungere. Tra lei e la divisa però ci si è messo un commento di troppo sulla sua avvenenza nel corso del colloquio attitudinale per l’assunzione a tempo indeterminato.
Elisa aveva superato il concorso pubblico piazzandosi in terza posizione e guadagnandosi così un contratto di 12 mesi nei quali avrebbe dovuto sostenere una formazione per poter poi essere assunta a tempo indeterminato. Nel corso dei mesi tutto era andato per il meglio e la giovane donna era stata ritenuta idonea a maneggiare le armi e incaricata al trattamento dei dati. Tra lei e il lavoro della sua vita c’era un ultimo ostacolo, un colloquio finale per valutare i requisiti attitudinali richiesti per la professione. Il colloquio però non è andato per il meglio ed Elisa è stata costretta a riconsegnare la divisa. La motivazione? Errori di sostanza riguardo alla Legge sulla Depenalizzazione, dietro a questi però un commento non per nulla gradito dalla giovane sulla sua avvenenza e il ricorso al giudice del Lavoro di Forlì per contestare il provvedimento e chiedere il reintegro nel posto di lavoro.
Quel commento discriminatorio dietro la motivazione formale
Non era bastato il bando né erano bastati i 12 mesi dove aveva appreso i trucchi del mestiere. Il colloquio orale era l’ultimo scoglio da superare e mai avrebbe pensato in un esito di questo tipo. Per diventare vigilessa doveva dimostrare le sue competenze attitudinali, eppure per la commissione Elisa “non è idonea allo svolgimento del lavoro in autonomia perché non ha raggiunto le competenze tecniche necessarie”, si legge nel verbale. Le sue lacune riguardano “errori sostanziali con riferimento a tutta la struttura della Legge di Depenalizzazione”.
Dietro alla motivazione verbalizzata dalla commissione però c’è dipiù, un commento sgradito sulla bellezza della donna, con un sorriso tale da meritare qualcosa in più della semplice divisa, invitandola ad appassionarsi ad un mestiere più consono per lei. La donna ha risposto prontamente al commento ricordando a chi si era fatto sovrastare dalla sua avvenenza che lei ha studiato per entrare nella polizia locale, non per fare la modella. La giovane donna si dice moralmente distrutta per essersi trovata senza lavoro e con un mutuo da pagare. Nel frattempo ha incaricato il suo legale di fiducia per far causa al comune di Cesena chiedendo di essere reintegrata a lavoro. Mentre il suo avvocato lo definisce un gravissimo caso di discriminazione di genere, il giudice del lavoro di Forlì si è riservato di decidere.