Isabella Ragonese è oggi una delle attrici più conosciute dello spettacolo, ma chi le ha dato una mano per intraprendere la sua carriera?
Non ha certamente bisogno di presentazioni la bellissima e bravissima attrice siciliana che proprio in questo momento è protagonista su Sky Arte di Rosa e il canto delle sirene. Si tratta di un film di cui lei stessa è molto orgogliosa: “E’ nato da un recital dedicato alla cantante che mi riporta alla mia Palermo. Molti non la conoscevano, altri non si ricordano più di lei, è una figura magnifica” ha svelato per il Corriere.it.
Una carriera davvero piena di successi che ancora oggi non arretra nemmeno di un passo, eppure proprio in questa sua lunga intervista, dopo tanti anni, ha deciso di svelare qualcosa che forse nessuno aveva mai saputo prima. Il suo successo e la sua scelta di diventare attrice si sono resi possibile grazie ad un piccolo aiutino, arrivato proprio da una persona che fa parte del suo passato e di cui lei stessa ha parlato: ecco di chi si tratta.
Isabella Ragonese: “Sono attrice grazie alla prof di latino e greco”
“Ho frequentato l’università, come speravano i miei. Filosofia. Fondamentale è stata la prof di greco e latino al liceo, mi ha consigliato di fare laboratorio di teatro. Lì ho sentito che ero nella mia acqua. Con alcuni amici poi ho messo su una compagnia, e mi sono comprata la prima macchina, una due cavalli dell’81, lo stesso anno mio. Ero diventata un’esperta di bandi, partecipavo con progetti miei. È diventato un dato di fatto” questo ha confessato Isabella Ragonese nella sua intervista per il Corriere.it.
Una confessione che forse fino ad oggi non aveva mai fatto e che in un certo senso contribuisce anche a farla conoscere decisamente meglio, fuori dai suoi personaggi che interpreta. Una passione quella per la recitazione che la accompagna fin da quando era piccola: “Ripensandoci direi quando sono nata. Palermo è una città teatrale, ha contribuito. Però non mi ricordo un momento in cui ho detto battendo sul bicchiere: Signori, farò l’attrice”.
Certamente, anche la sua famiglia, sembra avere dato un contributo particolare a indirizzarla proprio verso la strada che poi si è rivelata essere quella della sua professione: “Padre avvocato, madre casalinga, una casa sempre piena di libri, vhs. Mio padre era fissato con gli allegati dell’Unità, tutto Monicelli, tutto Truffaut, ne ho fatto indigestione. Arrivata ai vent’anni mi sono detta: se entro i 30 non diventa un lavoro, mollo. Mi hanno aiutato l’incoscienza e la faccia tosta. Ricordo l’emozione da isolana del primo lavoro in continente”.