E’ successo tutto a Citta di Castello, un uomo ha mandato il figlio in carcere dopo tante violenze: ecco le sue parole.
Potrà sembrare una storia incredibile, eppure è successo per davvero, un uomo a Città di Castello, ha mandato suo figlio in carcere dopo tante violenze fisiche e mentali subite nel corso degli anni.
“Vi faccio ammazzare, vi ammazzo, vi uccido nel sonno, vi taglio la gola. Dava in escandescenza per futili motivi, spesso sotto l’effetto di alcol o droga, costringendoli a subire quasi quotidianamente pressioni, minacce di morte e mali ingiusti” sono queste le parole, che come riporta il Messaggero sono state messe agli atti dalla Procura di Perugia. Il giovane che a quel tempo, ovvero nel 2017, aveva 27 anni è infatti stato ritenuto responsabile di avere: “Indotto nei familiari un crescente stato di sofferenza e di timore per la propria incolumità”. Un vero e proprio incubo che sembrava non potere avere mai fine.
Padre manda figlio in carcere: “Era una situazione insopportabile”
“Era una situazione insopportabile per tutti noi. Nostro figlio consumava eroina e beveva alcol, era seguito dal Centro di salute mentale e dal Sert, aveva bisogno di cure psichiatriche ma diventava ingestibile perché si drogava anziché seguire le terapie. Andava letteralmente fuori di testa”. Come riporta, sempre il Messaggero, sono queste le parole che il padre di 48 anni ha affidato nella sua deposizione al Giudice Sonia Grassi, raccontando come si sia trovato costretto ad agire in questo modo, specialmente dopo gli ultimi episodi.
La loro casa a Città di Castello era diventata un vero incubo: “Cercavamo l’aiuto di qualcuno. Fondamentalmente le nostre denunce erano richieste di aiuto, a tutela del nostro ragazzone che necessitava di cure” ha poi continuato sempre in Tribunale.
Ad oggi, il giovane, sta trascorrendo sei mesi in carcere a Perugia, dove sta anche iniziando il suo difficile percorso di disintossicazione, inseguito dovrà fare altri due anni in comunità per uscire completamente dal tunnel della droga.
“Oggi è completamente un’altra persona Nella comunità di recupero ha intrapreso un percorso farmacologico e psicologico, iniziava a stare bene senza droga, le terapie hanno portato ai risultati sperati e così abbiamo deciso di riaccoglierlo in casa. Ormai la nonna non c’è più ma quando il nonno ha bisogno di qualunque sostegno può far riferimento su di lui. È stata dura ma possiamo dire di avercela fatta a salvare nostro figlio” ha cosi concluso sempre il padre al Giudice Grassi.