Si è conclusa ieri sera l’edizione di Ballando con le stelle 2022, un’edizione che è stata più volte al centro delle polemiche e che ha dovuto fronteggiare una serie di complicazioni. Milly Carlucci, padrona di casa perfetta, è riuscita a gestire critiche e anche i tanti infortuni, ma soprattutto ha portato a casa l’ennesimo risultato in fatto di ascolti.
Ballando con le stelle, la Rai censura “I Watussi”
Prima dell’inizio della finalissima di Ballando con le stelle, dove hanno partecipato anche alcuni concorrenti ripescati, il format è stato travolto dall’ennesima polemica che questa volta ha puntato il dito nei confronti della produzione e dei vertici Rai. La scorsa puntata Giampiero Mughini ha ballato sulle note di I Watussi, una canzone molto nota che conquistò il successo negli anni ’60 e che ancora oggi è un evergreen.
Il testo della canzone prevede l’utilizzo della parola “negri” che per l’occasione è stata sostituita con neri. Una sorta di censura che gli autori di Ballando con le stelle hanno attuato per evitare qualsiasi polemica. Il politicamente corretto è sbarcato anche nel noto talent, ma per molti è risultato inopportuno soprattutto perchè il testo della canzone non è offensivo ne tanto meno dispregiativo. Ovviamente non sono mancate le reazioni soprattutto da parte di Edoardo Vianello, autore ma anche interprete del noto pezzo che ha avuto successo in tutto il mondo e che entrato nel Guinness dei Primati per essere stata la canzone cantata più di 10 mila volte dal vivo.
Edoardo Vianello: “Io canto ancora la canzone così”
Edoardo Vianello è intervenuto sulla censura attuata dalla Rai. I Watussi è nata da un’idea del cantante e di Carlo Rossi che riuscirono ad integrare l’hully gully, ballo in voga in quel momento negli Stati Uniti, ad un testo orecchiabile che oggi è entrato nella storia della musica italiana. La canzone fu prodotta dall’Rca che all’epoca era molto attenta ai testi delle canzoni, e non fu mai ritenuta razzista.
Oggi Edoardo Vianello continua a cantare la sua canzone a modo suo, e non ha nessuna intenzione di adeguarsi alle convenzioni del momento: “No, mi rendo conto della discriminazione verso le persone alte. Ai tempi “negro” era una parola di uso comune senza connotazioni dispregiative. La si usava anche per definire Martin Luther King. Quindi io ce la lascio e canto ancora la canzone così: è storia“.