In occasione degli ottanta anni dall’istituzione della Repubblica Sociale, è stata creata una mostra. Che però fa paura a molti
Esiste un passato che, una certa parte politica, rinnega, abiura, ritratta o forse sarebbe meglio dire, preferisce dimenticare. Lanciando allarmi ad intervalli più o meno continui sul fascismo e sul ritorno di determinati spettri, c’è una parte della nostra storia che viene accantonata. Anche a costo di dolorose rinunce culturali.
Il quotidiano Libero, diretto da Sallusti, lancia una provocazione? “Provate a chiedere a un campione di studenti universitari cosa fosse stata la Repubblica Sociale Italiana: in pochi saranno precisi con dati e argomentazioni ma tutti saranno certi nel condannarla al netto delle date, dei fatti, dei protagonisti”. Una pagina della nostra storia è stata volutamente cancellata, quasi a voler dimenticare tutto ciò che ha rappresentato. Aspetti positivi e negativi. Luca Beatrice, se Libero, spiega: “Ricordo di aver visitato tempo fa il “Museo della guerra” a Vienna, dove i riferimenti al nazismo sono esplicitati senza che a nessuno sia mai venuto in mente di evitarne la rappresentazione”.
Ma in Italia tutto questo sembra lontanissimo. L’ultimo esempio ci arriva da Salò, dove l’Anpi ha espresso forte contrarietà al progetto di allestire una sezione permanente sulla storia della RSI nel Mu.Sa., il Museo di Salò che racconta la storia della cittadina lacustre. Nell’estate del 2023, ad ottanta anni dall’istituzione della Repubblica Sociale, si era deciso di curare la storia e il racconto di un evento che ha caratterizzato quel territorio. La sezione del Museo è stata curata da personaggi e studiosi illustri: assolutamente lontani da derive fasciste. Come Roberto Chiarini (docente di storia contemporanea e dei partiti politici alla Statale di Milano, collaboratore del Corriere della Sera e presidente del Centro Studi e documentazione RSI), Elena Pala (docente di storia contemporanea alla Statale di Milano) e Giuseppe Parlato (presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice).
Il progetto (dal costo irrisorio) è stato osteggiato dall’Anpi, che teme “pellegrinaggi nostalgici sul modello di ciò che è accaduto a Predappio”. Un rischio inesistente, secondo il prof. Parlato: “A Predappio non c’è un museo né una mostra e noi non produrremmo merchandising di alcun genere. Il progetto, anzi, sarà utile soprattutto per i giovani a capire la storia e la complessità del fenomeno oltre il binomio abiura/esaltazione” . Anche Roberto Chiarini è molto chiaro sulla vicenda: “L’Anpi conosceva da tempo il progetto e sembrava averlo accettato. Poi sono arrivate diverse obiezioni, non sempre pertinenti, e le richieste di inserire altri elementi. Ma noi stiamo lavorando sulla storia della RSI, che è un particolare, non genericamente sulla storia d’Italia”.
Ecco cosa verrà esposto
Ma cosa verrà esposto nella mostra? Verranno analizzati anche gli eventi accaduti sul territorio prima della RSI: il 25 luglio, il governo Badoglio, l’armistizio attraverso pannelli illustrativi organizzati in venti sezioni cronologiche, documenti originali d’archivio, riviste, manifesti, fotografie, bandiere, divise. “Gli aspetti considerati – conclude Parlato – vanno da quello militare alla vita quotidiana, economica e sociale, la questione ebraica, la resistenza partigiana in particolare delle Fiamme Verdi, formazione di orientamento cattolico, che sul territorio erano più forti del GAP e delle Brigate Garibaldi”.