Il Fenomeno ha voluto omaggiare O Rei con una lunga lettera riportata sulla Gazzetta dello Sport. In due sempre presenti nelle vittorie del Brasile.
Erano amici e sono stati tra i calciatori più iconici di sempre. Pelé e Ronaldo Luis Nazario de Lima si volevano bene, O Rei ha spesso definito il Fenomeno “il centravanti più forte di tutti i tempi”. Insieme posso vantare cinque Mondiali e dunque in tutti e cinque le Coppe del Mondo vinte dal Brasile uno dei due era presente. Leggende è forse il termine che più di ogni altro si adatta a questi due meravigliosi giocatori. 62 i gol di Ronaldo con la Seleçao, 77 quelli di Pelé. Ma soprattutto un’impronta sul modo di concepire il gioco che non verrà mai cancellata. Sono stati innovatori, hanno ispirato generazioni, hanno rivoluzionato il ruolo che ricoprivano.
Pelé, il commovente messaggio di Ronaldo: “Eri tu il vero fenomeno”
Il Fenomeno sapeva delle condizioni critiche dell’amico, era in costante contatto con la famiglia, ha voluto spendere parole piene di commozione e affetto per ricordare quello che è stato uno dei suoi grandi idoli: “Non c’è consolazione nella consapevolezza: aspettavo, aspettavamo, questo momento da giorni, ma oggi sono triste perché se n’è andato un amico a cui ho voluto bene e che mi ha voluto bene, ancora prima che un emblema del nostro sport, e di tutta la storia dello sport. Un uomo diventato simbolo della bellezza del calcio”, ha scritto per la Gazzetta dello Sport.
Ronaldo ha poi continuato sottolineando il peso sulla cultura brasiliana avuto da Pelé, ma soprattutto che il soprannome fenomeno s’adattava solo a O Rei: “Lo hanno detto anche di me, ma quel soprannome che mi porto ancora addosso, Fenomeno, l’ho sempre sentito “largo” quando pensavo a quanto lo era stato lui: era Pelé, il vero Fenomeno. Nel mio Paese, ma forse non solo lì, non c’è bambino o ragazzino della mia età che si sia avvicinato al calcio senza avere negli occhi vecchie immagini, magari filmati in bianco e nero, di quell’attaccante che segnava gol impossibili e al pallone faceva fare cose impossibili”