Il direttore dell’Unità epidemiologica all’Università Campus Biomedico di Roma: “Al virus sta bene questa situazione. Si è adattato a noi: contagia e non uccide”
L’Unione Europea segue il Governo italiano e ha “fortemente incoraggiato” tutti gli stati membri, ad introdurre i tamponi obbligatori per le persone che arrivano in aereo dalla Cina. Una decisione che si è resa necessaria alla luce dell’enorme ondata di contagi arrivata dall’oriente. Il Consiglio dell’Unione Europea ha raccomandato agli stati membri sia di introdurre l’obbligo di presentare un tampone negativo fatto nell’arco delle 48 precedenti alla partenza, sia di iniziare a fare tamponi rapidi a campione direttamente in aeroporto a chi arriva dalla Cina, per poi sequenziarli e vedere quali sono le varianti presenti. “Una scelta giusta”, sentenzia ai nostri microfoni Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità epidemiologica all’Università Campus Biomedico di Roma.
Professor Ciccozzi, è giusto eseguire tamponi alle persone che arrivano dalla Cina?
“Assolutamente si. E’ una decisione che si è resa necessaria per un motivo semplice:la Cina non ti consegna nessun dato e quindi siamo costretti a prenderli noi. Se la Cina avesse collaborato sin dall’inizio, come tutti gli altri Paesi del mondo, non avremmo bisogno di fare nessun tampone all’aeroporto a tutte le persone che sbarcano da quello Stato”.
Cosa si cerca attraverso questi tamponi?
“Si vede con esattezza quale virus sta circolando e quale potrebbe arrivare da noi: se si tratta di Omicron, con tutte le sue varianti e sottovarianti, va tutto bene. Conosciamo i sintomi e non ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso da quello che abbiamo già conosciuto e combattuto. Ma sappiamo che il rischio zero non esiste”.
Quindi?
“Quindi dobbiamo vedere se, da una Nazione in cui ci sono attualmente tanti contagi, arrivi qualche variante nuova. Nessuno ci assicura che non possa arrivare. Anche alla luce delle poche informazioni che arrivano dalla Cina”.
Per il momento i casi che sono stati registrati, in arrivo dalla Cina, rientrano nella variante Omicron?
“Si. Magari qualche piccola sottovariante, che viene chiamata con questi nomi strani, a volte mitologici. Anzi, vorrei proprio sapere chi è che si diverte a dare questi nomi di fantasia. Ma a parte gli scherzi: finchè rientra tutto nella famiglia Omicron, stiamo tranquilli. Ma noi abbiamo il dovere di sapere che variante arrivi dalla Cina. Facendo parte dell’Oms la Cina dovrebbe dare i suoi dati. Non capisco perchè non lo faccia”.
Cosa succede se una persona arriva dalla Cina dopo aver fatto scalo da un’altra parte?
“Se tutti i Paesi europei si muovono in questa direzione, non esisterebbe più questo tipo di problema. Oggi in Italia non si controlla un aereo che parte dalla Cina, fa scalo a Madrid e arriva dalla Spagna. se diventa una prassi comune, non ci sarebbero più problemi”.
Da un punto di vista epidemiologico, possiamo dire che al momento la situazione è sotto controllo?
“Al virus sta bene questa situazione. Si è adattato a noi: contagia e non uccide. E’ quello che generalmente fa un virus. Avere questa sorta di parassitismo con l’ospite è per ogni virus la condizione ideale. Da un punto di vista evolutivo non possono cambiare le cose: l’evoluzione fa passi in avanti, non li fa indietro. Per cui non credo che venga fuori una variante meno contagiosa e più letale. Però, come dicevamo, il rischio zero non esiste. Ecco perchè vanno controllati i contagi”.