Ieri l’incontro a Palazzo Chigi con il leader dei Popolari Weber: Giorgia tesse la tela per le Europee puntando all’alleanza con i “moderati”
Stringere sempre più i rapporti fra le rispettive “famiglie”, che sono già solidi e che hanno davanti una prospettiva politica e un appuntamento storico: le Europee del 2024. Dietro la calorosa stretta di mano fra Giorgia Meloni, premier italiano ma anche leader dei Conservatori europei, e Manfred Weber, presidente del Ppe, c’è un messaggio che scavalca la foto di rito e il contesto istituzionale. Ritrovarsi a Palazzo Chigi dopo le esequie solenni di Benedetto XVI – pontefice “europeo” ed identitario per eccellenza – non è stato un evento protocollare: anzi, come Libero ha potuto riscontrare, non era in programma. Il fatto allora che il premier del governo di destra-centro si sia intrattenuto ieri “solo” con il capo del principale partito del centrodestra europeo – dopo aver salutato tutte le delegazioni internazionali intervenute per il funerale del papa emerito e scambiato un saluto con il cancelliere tedesco Scholz e con il presidente polacco Duda – non poteva che assumere un significato politico preciso in chiave continentale: un ulteriore passo verso l’intesa fra Conservatori e Popolari.
I due leader hanno discusso ovviamente anche di dossier imminenti – a partire dalla posizione da tenere al prossimo consiglio straordinario sui migranti di inizio febbraio (Weber, nei giorni delle tensioni Italia-Francia, ha difeso le ragioni del nostro esecutivo sul mancato sostegno europeo riguardo la rotta mediterranea) – ma l’elemento acceleratore del Qatargate, il «socialist job» che rischia di frantumare il morale e l’appeal della sinistra a Bruxelles, ha contribuito a mettere a terra il piano per le Europee del 2024.
L’incontro con Weber è propedeutico per il futuro
L’obiettivo? In casa Fratelli d’Italia è stabilito da tempi non sospetti: strappare il governo dell’Ue alla “condanna” della grande coalizione Popolari-Socialisti. Da anni infatti Giorgia Meloni è impegnata nella definizione di un’alleanza in Europa sul modello italiano: ossia di un centrodestra a tre punte senza “sbandamenti” a sinistra. I tempi per uno sviluppo in tal senso, spiegano fonti accreditate, «sono più che maturi». Per una serie di fattori. INTESA FORTE Il primo è sotto gli occhi di tutti: riguarda il ruolo di Meloni che, da guida dell’Ecr e di FdI, è diventata presidente del Consiglio della terza economia europea. L’altro riguarda Weber: per la seconda volta a Palazzo Chigi – è già avvenuto l’11 novembre scorso -, da mesi impegnato come sponsor in Europa del governo italiano. «L’intesa sarà sempre più vigorosa», spiega chi sta seguendo il dossier. Ma tutto ciò va fatto seguendo un preciso protocollo.
Weber stesso, infatti, prima di incontrare Giorgia Meloni si è intrattenuto con il vicepremier e numero due di Forza Italia, Antonio Tajani e, via telefonica, con Silvio Berlusconi che da parte sua ha rilanciato l’attestazione del capo dei popolari europei sull’importanza «attribuita a Forza Italia nel Ppe e in Europa». Già prima dell’exploit del destra-centro in Italia il dialogo Popolari -Conservatori aveva dato i suoi frutti: l’elezione di Roberta Metsola presidente dell’Europarlamento. Frutto proprio dell’apertura all’Ecr che votò l’esponente del Ppe, contribuendo così a far nominare il conservatore lettone Roberts Zile come suo vicepresidente. Adesso le possibilità di compiere l’impresa – smantellare la mag gioranza Ursula per modulare il modello italiano in chiave europea – lievitano: grazie anche al fatto che la Cdu-Csu, pilastro del Ppe, ha intensificato l’opposizione al governo socialista di Scholz in Germania.