La pittrice Elin Mattsson, dopo pochi mesi, dice addio all’Italia con la sua famiglia, ritornando a casa per colpa del sistema scolastico non all’altezza
Lei è una pittrice di 42 anni, suo marito ha 46 anni ed è un Information Technology Manager, dopo essere rimasti folgorati l’estate passata, complice la possibilità di lui di lavorare da remoto, avevano deciso di restare a vivere a Siracusa immergendosi totalmente nella realtà italiana e siciliana, iscrivendo anche i quattro figli a scuola.
Dopo soltanto due mesi però il passo indietro. La famiglia ha deciso di spostarsi in Spagna, ma prima di chiudere le valigie ha voluto scrivere una lettera aperta a un quotidiano siciliano per denunciare il motivo della decisione.
Prima il trasferimento poi la marcia indietro
Attratti dal clima mite, dalla cultura e dalla magia dell’isola, un’intera famiglia finlandese, madre, padre e 4 figli, in vacanza la scorsa estate in Sicilia, aveva deciso di restare e trasferirsi così a vivere a Siracusa. Lei pittrice, lui un manager d’azienda, compiuto il grande passo, si erano immersi completamente nella realtà italiana e siciliana tanto da iscrivere tutti i figli nelle scuole locali. Dopo soltanto due mesi la marcia indietro e la fuga dall’Italia proprio a causa della scuola e del sistema d’insegnamento giudicato inadeguato dalla coppia che comunque, prima di lasciare l’isola, ha voluto scrivere tutte le motivazioni in una lettera aperta e pubblicata integralmente da Siracusa News.
“Abbiamo già vissuto sia in Spagna sia nel Regno Unito e abbiamo (ingenuamente?) pensato che il sistema scolastico sarebbe stato simile in tutto il Mediterraneo, ma ragazzi, ci sbagliavamo”, scrive la coppia nella lettera, “Il sistema scolastico è così povero che i miei dubbi sono iniziati dal primo giorno che ho messo piede a scuola per l’iscrizione”, spiega la donna, “il rumore delle classi era così forte che mi chiesi come diavolo fosse possibile concentrarsi con quel frastuono”.
I bambini costretti a restare seduti anche nelle pause
“In Finlandia gli studenti hanno una pausa di 15 minuti tra una lezione e l’altra, e lasciano l’aula per giocare insieme nel giardino/patio, mentre in Italia la giornata scolastica si trascorre sulla stessa sedia dalla mattina fino a quando non si ritorna a casa, senza considerare gli effetti molto positivi che il movimento all’aria aperta comporta per i bambini, sia in termini di salute che dal punto di vista dei risultati scolastici” continuano nella loro lettera denunciando la mancanza per i bambini di qualsiasi attività tra una lezione l’altra, “negli asili finlandesi i bambini escono fuori ogni mattina tra le 9 e le 11, possono giocare liberamente (hanno macchinine, oggetti per arrampicarsi, scatole con la sabbia dove giocare, tutti i tipi di giocattoli simili a quelli che si trovano qui nei parchi)”.
Anche gli insegnanti hanno le loro colpe
Nella lettera di accuse da parte della famiglia non vengono risparmiati neanche gli insegnanti: “Qual è la pedagogia degli insegnanti? La studiano nella loro formazione? I metodi che ho sperimentato non erano niente del genere (urlare a squarciagola probabilmente non funziona così bene, vero?) ma posso capire il livello di energia dei bambini quando non hanno tempo per liberarsene fisicamente (come nelle pause). Lasciateli giocare fuori! Lasciate che prendano l’aria di cui hanno tanto bisogno! “Mamma urlano e picchiano sul tavolo” dice il mio bambino di 6 anni” e il quattordicenne dice “conosco l’inglese meglio dell’insegnante di inglese”.
Per non parlare poi del problema generato dal caos del traffico locale “In Finlandia i bambini (7-12 anni) vanno a scuola da soli, usano la bicicletta o vanno a piedi e se abitano a più di 5 km dalla scuola possono andare con il taxi/bus della scuola. Pranzano a scuola, poi tornano a casa da soli quando la giornata scolastica è finita. Volendo, il bambino può andare in un altro posto (come un club pomeridiano) fino a quando i genitori non lasciano il lavoro. Perché non vi rendete conto dei benefici dei bambini che vanno da soli a scuola e a casa? Sono sicuro che potreste farlo in diversi modi, in modo che il traffico si abitui ai pedoni”. Insomma, accuse ben precise e dettagliate che forse però non tengono conto di un ambiente sociale ed economico radicalmente diverso e difficilmente sovrapponibile o paragonabile.