Una forte esplosione ha coinvolto una chiesa in questa domenica 15 gennaio: il bilancio è drammatico. C’è stata la rivendicazione.
Ancora un attacco terroristico in una chiesa. Come riportato da TgCom24, una bomba è esplosa in uno dei luoghi sacri nella provincia di Nord Kivu e il bilancio di questo attentato è molto grave: si parla di almeno 10 morti e 39 feriti, ma i numeri potrebbero aumentare visto che non si hanno delle certezze.
Dalle prime informazioni date dalle autorità locali, l’esplosione è avvenuta in una chiesa pentecostale a Kasindi, città al confine con l’Uganda, e sono in corso tutte le indagini per cercare di ricostruire meglio la dinamica e il perché di questo attacco. Da quanto è stato comunicato, una persona di origine keniota è stata arrestata dagli agenti per quanto successo in questa chiesa, ma i punti da chiarire sono ancora diversi e per questo motivo non si ha la certezza che sia stato lui il responsabile.
Intanto è arrivato anche la prima rivendicazione. L’Isis si è presa la responsabilità di questo attacco e nelle prossime ore si effettueranno tutti gli accertamenti se quanto detto dal gruppo terroristico è vero oppure la matrice è diversa.
Attentato in Congo, l’invito delle autorità locali
Le autorità locali, come riportato da TgCom24, hanno inviato la popolazione ad evitare i luoghi affollati e prestare la massima attenzione almeno fino a quando non si sono concluse le indagini. Infatti la dinamica e la matrice di questo attentato ancora non sono chiare e per questo motivo si preferisce mantenere la massima precauzione.
In attesa di capire meglio quanto successo, le immagini di questo attacco hanno fatto il giro dei social. Nei video si vedono corpi senza vita, tra cui anche quello di un bambino, oltre che diversi feriti. Inoltre i sopravvissuti e i testimoni hanno raccontato di aver visto degli arti saltare proprio a causa di questa deflagrazione.
Allarme in Congo, la violenza non sembra avere fine
In Congo la violenza non sembra avere fine. Sono oltre 120 i gruppi armati e milizie di autodifesa che sono impegnati nei combattimenti per prendere il potere. Una situazione di emergenza che ha portato oltre 6 milioni di persone a perdere la casa e centinaia di migliaia di cittadini costretti a vivere in condizioni di estrema insicurezza alimentare. E i diversi attacchi registrati da aprile a novembre hanno portato alla morte di 370 civili.
