In mattinata Francesco ha lanciato un forte appello a superare le divisioni nella Chiesa. Una risposta alle numerose polemiche scatenatesi in questi giorni, a partire dalla morte del Papa emerito Benedetto XVI.
Un “chiacchiericcio”, come Bergoglio continua a definirlo da anni, che sembra non volersi esaurire in breve tempo ma che al contrario si preannuncia foriero di scontri e lacerazione interne alla Curia Romana, fondate sull’obiettivo di scalzare il Papa argentino dal Soglio di Pietro portandolo quasi “allo sfinimento”. D’altronde, secondo le ricostruzioni emerse dal libro di Mons. Gaenswein pare che fu anche lo stesso Benedetto XVI, in una conversazione privata con l’allora Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano che tentava di dissuaderlo dalle sue dimissioni imminenti, a commentare con un sardonico: “Non ne posso più…”.
Le parole di Bergoglio contro il “chiacchiericcio” che punta a scalzarlo
“Questa è la strada che ci ha indicato la Chiesa: tutti, anche i Pastori della Chiesa, siamo sotto l’autorità della Parola di Dio. No sotto i nostri gusti, le nostre tendenze e preferenze, ma sotto l’unica Parola di Dio che ci plasma, ci converte e ci chiede di essere uniti nell’unica Chiesa di Cristo”, ha detto Bergoglio nell’omelia della messa guidata nella mattina all’interno della Basilica vaticana. Per Francesco, infatti, una Chiesa che vive con una ristrettezza di cuore rappresenterebbe una vera e propria maledizione, e per questa motivazione l’invito è quello di non perdersi “in tante discussioni secondarie”.
Era lo stesso proposito di Ratzinger, secondo cui l’unica cosa che conta davvero, per la Chiesa, è la fede e l’adesione alla persona di Cristo. Tutto il resto è superfluo. “Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto; questa sarebbe, mi permetto di dire, una maledizione”, ha rincarato la dose Francesco. “Non ci succeda di predicare la salvezza per tutti e rendere impraticabile la strada per accoglierla; di saperci chiamati a portare l’annuncio del Regno e trascurare la Parola, disperdendoci in tante attività secondarie o tante discussioni secondarie”.
L’invito di Bergoglio alla Chiesa ripetuto durante l’Angelus
Insomma, l’invito di Bergoglio è di imparare da Gesù “a mettere la Parola al centro, ad allargare i confini, ad aprirci alla gente, a generare esperienze di incontro con il Signore, sapendo che la Parola di Dio non è cristallizzata in formule astratte e statiche, ma conosce una storia dinamica fatta di persone e di eventi, di parole e di azioni, di sviluppi e tensioni”. Un messaggio caldeggiato ancora una volta anche durante la recita dell’Angelus dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, in occasione della Domenica dedicata alla Parola di Dio, con cui “Gesù ci parla, ci illumina e ci guida”.
“Stare con Gesù, dunque, richiede il coraggio di lasciare. Che cosa? Certamente i nostri vizi e i nostri peccati, che sono come ancore che ci bloccano a riva e ci impediscono di prendere il largo. Ma occorre lasciare anche ciò che ci trattiene dal vivere pienamente, come le paure, i calcoli egoistici, le garanzie per restare al sicuro vivendo al ribasso. E bisogna anche rinunciare al tempo che si spreca dietro a tante cose inutili. Com’è bello lasciare tutto questo per vivere, ad esempio, il rischio faticoso ma appagante del servizio, o per dedicare tempo alla preghiera, così da crescere nell’amicizia con il Signore”, ha detto il Papa, portando ad esempio “una giovane famiglia, che lascia il quieto vivere per aprirsi all’imprevedibile e bellissima avventura della maternità e della paternità; è un sacrificio, ma basta uno sguardo ai bambini per capire che era giusto lasciare certi ritmi e comodità”.
Oppure “certe professioni, ad esempio a un medico o a un operatore sanitario che hanno rinunciato a tanto tempo libero per studiare e prepararsi, e ora fanno del bene dedicando molte ore del giorno e della notte, molte energie fisiche e mentali per i malati. Insomma, per realizzare la vita occorre accettare la sfida di lasciare. A questo Gesù invita ciascuno di noi oggi”.