Secondo un report di Legambiente i tre settori alpini occidentale, centrale e orientale, sono quelli che stanno subendo i cambiamenti più profondi
Al termine della Carovana dei ghiacciai, organizzata ogni da Legambiente e dal Comitato glaciologico italiano, le notizie riportate sullo stato dei ghiacciai alpini sono preoccupanti. Dei circa dieci ghiacciai monitorati, quasi tutti sono a rischio scomparsa con crescente perdita di superficie e spessore.
Lo scioglimento dei ghiacciai è dovuto al surriscaldamento della superficie terrestre causato dal cambiamento climatico. Quest’ultimo a sua volta è dovuto principalmente all’estesa industrializzazione del nostro pianeta, la quale ha comportato maggiori emissioni di CO2 nell’atmosfera, un’intensiva combustione di carboni fossili e l’aumento del processo di deforestazione.
Un report davvero glaciale
Era il 3 luglio dello scorso anno quando, a causa di un seracco dalla parte ghiacciata della Marmolada, undici persone rimanevano uccise dalla valanga. La temperatura al momento della tragedia era di 10 gradi. Quell’ennesimo incidente non fu soltanto una triste casualità, perché il ghiacciaio della Marmolada, nell’ultimo secolo, ha perso più del 70 per cento in superficie e oltre il 90 per cento in volume e potrebbe sparire del tutto nell’arco dei prossimi quindici anni. Quindi distacchi di quelle proporzioni potrebbero purtroppo ancora accadere.
E la fotografia ritratta dalla terza edizione di Carovana dei Ghiacciai, organizzata come ogni anno da Legambiente e il Comitato glaciologico italiano, non lascia dubbi: i ghiacciai dell’intero arco alpino sono a rischio, in piena emorragia, sempre più minacciati, negli ultimi trent’anni, dagli effetti della crisi climatica. Con considerevole perdita di superficie e spessore, che li porta alla disgregazione in corpi glaciali più piccoli e a trovare rifugio in alta quota. Ad esempio, nelle Alpi Occidentali si registra in media un arretramento frontale annuale di circa 40 metri. Importante è il ritiro di ben 200 metri della fronte del Ghiacciaio del Gran Paradiso.
Nonostante l’alta quota lo scioglimento è implacabile
Anche le vette oltre i tremila metri non lasciano tranquilli e fanno registrare un sensibile arretramento del fronte ghiacciato. Come quelli del Monte Bianco: il Miage, ad esempio, che in 14 anni ha perso circa 100 miliardi di litri di acqua e il Pré de Bar, che dal 1990 ad oggi registra mediamente 18 metri di arretramento lineare l’anno. Stessa sorte per il Monte Rosa con il Ghiacciaio di Indren che, in due anni, ha registrato un arretramento frontale di 64 metri, 40 solo nell’ultimo anno, dato mai registrato negli ultimi cinquant’anni.
E il Ghiacciaio della Marmolada tra quindici anni potrebbe scomparire del tutto, dopo che nell’ultimo secolo ha perso più del 70% in superficie e oltre il 90% in volume. “I dati raccolti richiedono in maniera inequivocabile un cambio di rotta immediato. Il Paese smetta di inseguire l’emergenza. Occorre accelerare piuttosto nelle politiche di mitigazione, riducendo drasticamente l’utilizzo di fonti fossili, e attuare un concreto piano di adattamento al cambiamento climatico”, ha affermato Giorgio Zampetti, direttore nazionale Legambiente .