Nuovi studi aiutano a tracciare un identikit sulla variante Omicron: ecco quanto dura l’infezione e quali sarebbero i giorni di quarantena da rispettare.
Più infettiva ma meno letale. Un ritornello che ormai da giorni descrive la variante Omicron. Alcuni studi hanno provato però ad oltrepassare il primo identikit sul ceppo isolato in Sudafrica che tiene in scacco l’Europa e non solo. Gli scienziati hanno approfondito le conoscenze andando oltre. Si prova ad esaminare la durata dell’infezione nell’organismo, e soprattutto per quanto tempo i soggetti positivi siano potenzialmente veicoli d’infezione per le altre persone. Emerge quindi un quadro diverso da quello fino ad ora analizzato.
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E potrebbe di fatto ribaltare le conoscenze attuali cambiando anche le leggi vigenti in tema di quarantena. Dagli Usa all’Italia, passando per altre nazioni europee, le norme per il contenimento del Covid da rispettare per le persone positive sono state riviste e accorciate. Il nuovo studio però suggerisce una riflessione più approfondita e di sicuro necessaria.
Omicron, lo studio svela quanto dura l’infezione: si riflette sulla quarantena
Il Center for Diseas Control degli Usa ha redatto un documento in cui traccia le linee guida per la gestione della variante Omicron. In sostanza si evince che il nuovo ceppo è 3 volte più contagioso della Delta. Verifiche anche sulla durata dell’infezione e la capacità di trasmetterla ad altri soggetti. Si deduce, incrociando gli studi con le elaborazioni effettuare in Gran Bretagna, che dopo il quinto giorno dal tampone positivo il 31% delle persone siano ancora contagiose.
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La percentuale scende al 22 dopo il sesto giorno e al 16 dopo ulteriori 24 ore. Resta però un 5% di persone che anche dopo 10 giorni sono infettive. In tal senso le nuove regole sulla quarantena potrebbero risultare insufficienti al contenimento. Il Cdc Usa consiglia quindi il corretto utilizzo della mascherina per evitare la diffusione anche dopo giorni oltre ad una spinta maggiore nella somministrazione del booster.