Al festival, l’artista ha presentato in gara una canzone ispirata dai sentimenti verso il padre che lo ha abbandonato quando era piccolo e che spiegano il perché di una vita tormentata
La vita dell’artista italiano è sempre stata oggetto di feroci critiche, infatti Gianluca Grignani è stato accusato di essere spesso protagonista di troppi ” colpi di testa”. I suoi comportamenti sono andati di sovente oltre, ma è diventato padre anche di quattro figli, Ginevra, Giselle, Giosuè e Giona, nati dal suo ultimo matrimonio con la bella e professionale fotografa Francesca Dall’Olio.
E’ esploso al grande pubblico proprio al Festival di Sanremo quando nel 1994, nella categorie Nuove Proposte, con la canzone Destinazione paradiso, conquistò tutti. Brano che ancora oggi continua a essere una delle canzoni italiane più ascoltatale sulle piattaforme streaming.
Una vita sulle montagne russe
Tra i principali cantautori e musicisti della sua generazione, negli oltre 25 anni di carriera ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, oltre ad aver venduto 5 milioni di dischi, Gianluca Grignani resta un artista amato o odiato dal grande pubblico, senza una reale via di mezzo. Dopo aver compiuto 50 anni e con 25 anni di carriera già alle spalle, pur restando “fuori dagli schemi”, è oggi considerato più che mai uno dei migliori interpreti del rock italiano. Dopo la fugace apparizione lo scorso anno nella puntata dedicata ai duetti, in coppia con Irama, per interpretare la meravigliosa “La mia storia tra le dita”, quest’anno il cantautore milanese ha deciso di tornare in gara con una canzone autobiografica. La canzone infatti è il racconto del dolore di un figlio cresciuto senza padre e di come questo sentimento si è trasformato nel tempo, anche in virtù dell’essere diventato papà a sua volta.
“A un certo punto ho pensato di morire”
È stato senza dubbio Amadeus il primo direttore artistico che è tornato a credere in lui dopo tutto questo tempo: “Nella vita ho imparato tante lezioni e continuo a impararle. Forse la più importante è che per vivere, per andare avanti, devi metterti in condizione di difficoltà”, ha raccontato nei giorni scorsi Grignani, “la canzone l’ho scritta più di dieci anni fa, dopo aver ricevuto una sua telefonata. Mi diceva: “Ma quando accadrà, tu verrai o no al mio funerale?”. Sul rapporto con il padre ha aggiunto “Solamente ieri, all’ultimo, ho fatto ascoltare la canzone a mio padre e non direttamente. Ho chiesto al mio fratellastro, nato da un’altra relazione, di fargli avere il testo. Non so quale sia stata la sua reazione. Vive in Ungheria e non lo vedo da non so più quanti anni”.
Nonostante il grande successo avuto in questi anni è rimasto sempre legato a una figura fuori dagli schemi, “ma oggi a 50 anni non frega una mazza del passato. Ho amici e colleghi che si guardano indietro e dicono: “Cavolo, non ho fatto quello che potevo fare”. Io sono schietto, diretto. E se sono così, è perché ho una storia da raccontare. Altri non hanno niente da dire. “Ma mi vedete? Le sembro uno che si fa toccare dalle critiche? Ho superato ben altro. Tornando a quando mi sono sentito ai margini del mondo dello spettacolo, a un certo punto ho pensato di dover morire per essere compreso e ho pensato: se questo è il mio karma, lo accetto” ha concluso il cantautore milanese.