Libero, i seguaci di Cospito esaltano del Br

A l’Università La Sapienza a Roma, alcuni studenti filo anarchici omaggiano i terroristi rossi, sottolineando  che gli anni di piombo furono “rivoluzionari”

Il clima attorno alla vicenda Cospito si fa sempre più pesante. Di giorno in giorno, di settimana in settimana monta e sembra ci sia voglia di creare una valanga, chissà per arrivare dove. Già perché, come sottolinea Libero, non bastavano i manifesti shock del 2 febbraio alla facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza, accanto alla targa in ricordo dell’anarchico Giuseppe Pinelli, ma neanche “foto” in uno striscione dove venivano raffigurate alte autorità del Paese (il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, l’ex Guardasigilli Marta Cartabia, Giovanni Russo, capo del Dap, Pietro Curzio, presidente della Corte di Cassazione, Anna Maria Loreto, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino, il presidente del consiglio Giorgia Meloni e il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo) con sotto scritto: “Ecco chi sono gli assassini di Alfredo Cospito”. C’è qualcosa di peggio che va in giro da un po’ di tempo.

Lo sfregio
Un targa ricordo sfregiata con il segno delle Brigate Rosse (Ansa Notizie.com)

Già perché all’interno di alcune manifestazioni studentesche a sostegno degli insurrezionalisti circola il pensiero e il ricordo delle Brigate Rossi e di come osannarle al meglio. Almeno questo è quello che hanno carpito le telecamere di Quarta Repubblica. I giornalisti della trasmissione appena si sono presentati e quando sono entrati in facoltà per riprendere il “comizio” sono stati prese a male parole «Tu pensi che siamo dei coglioni?», hanno urlato al cronista. «Per favore vattene affanculo. Poi però se ti meniamo non ti lamentare, capito?». E ancora: «Guarda, tu devi ringraziare che non ti prendiamo a calci in culo».

“Gli anni di piombo sono stati anni rivoluzionari”

Lo scontro
Il sottosegretario della Giustizia Andrea Delmastro a Porta a Porta (Ansa Notizie.com)

Ma tutto questo non era che l’inizio di una situazione che stava per andare sempre peggio. All’interno dell’aula, un collaboratore della trasmissione ha intercettato parole forti e inequivocabili: «Alfredo Cospito è (un caso) esemplare. E come lui sono stati ricordati i compagni delle Br che sono in carcere da 40 anni. Quello che è stato fatto negli anni ’70 e ’80 ha avuto tale valore che ancora adesso lo Stato» e aggiunge senza mezzi termini «quelli che chiamano Annidi Piombo e che invece sono stati anni rivoluzionari».

Secondo il discorso intercettato di questi giovani studenti, le Br sarebbero le vittime di un sistema che negli anni ’70 e’80. Naturalmente, sempre durante la riunione di questi ragazzi, non sono mancate, a parte le parole scioccanti, anche minacce vere e proprie: «Se Alfredo morirà– avverte uno degli studenti – sappiamo chi sono i responsabili. In quel caso la lotta continuerà, non finirà certo con la sua morte e sarà ancora più determinata. Chi sta dall’altra parte deve rendersene conto».

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