Il tennista serbo, ieri fermato sei ore all’aeroporto, ha fatto ricorso. La decisione finale sulla sua presenza in Australia slitta a lunedì
La telenovela legata a Djokovic e alla sua partecipazione agli Australian Open si arricchisce di una nuova puntata. L’Australia ha deciso di ritardare l’espulsione del numero uno del tennis mondiale, Novak Djokovic, che ha presentato ricorso contro la negazione del visto d’ingresso per violazione delle regole australiane contro la diffusione del Covid. La decisione sul tennista serbo, rivela un avvocato dello stato australiano, Christopher Tran, viene rimandata a dopo l’udienza finale sul caso, fissata per lunedi’ prossimo.
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Djokovic ha vissuto ieri una giornata incredibile, bloccato per sei ore all’aeroporto e interrogato per altre tre ore e mezzo dentro una stanza, separato dal suo staff, tra cui l’ex tennista e uno degli allenatori Goran Ivanisevic. Al tennista era stato concesso did partecipare al torneo con un’esenzione al vaccino, dopo accurati controlli da parte dei medici. Ma una volta raggiunta l’Australia, è stato fermato dalle autorità.
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La questione ha scatenato polemiche internazionali e ha fatto registrare anche l’intervento del presidente della Serbia Aleksandar Vucic, grande amico del tennista, numero uno al mondo: “Ho parlato al telefono con Novak Djokovic. Gli ho detto che tutta la Serbia è con lui e che le nostre autorità stanno prendendo tutte le misure per fermare le molestie al miglior tennista del mondo nel più breve tempo possibile. In accordo con tutte le norme del diritto pubblico internazionale, la Serbia si batterà per Novak Djokovic, per la giustizia e la verità”. Il tennista ha intanto fatto ricorso. La battaglia legale di Djokovic contro la cancellazione del visto è iniziata presso il Federal Circuit and Family Court. Il giudice Anthony Kelly ha chiesto più documentazione per esaminare il caso. Il campione sperava di partecipare agli Australian Open tramite un’esenzione medica, non avendo chiarito se si sia sottoposto alla vaccinazione o no