Donald Gaskins, il killer che ha terrorizzato gli Stati Uniti D’America. Accusato più di 100 omicidi, senza mai pentirsi
Se si pronuncia il suo nome è inevitabile che l’espressione di una persona americana cambi completamente. Visto che quello di Donald Gaskins rientra nella lista dei peggiori killer del Paese. Accusato di: accoltellamenti, soffocamenti, mutilazioni, violenze sessuali e cannibalismo. A distanza di anni ci sono ancora dubbi in merito al numero reale di persone che ha ucciso. Le autorità locali confermano che ci sono almeno 15 vittime. Anche se lo stesso killer ne ha confermati molti di più. Addirittura più di 100 (circa 110). Pentimento? Assolutamente no. Anzi, a quanto pare, la cosa che più si “rammarica” è quello di non avere avuto la fama di assassino seriale. Come hanno avuto altri suoi “colleghi” come John Gacy, Ted Bundy e Jeffrey Dahmer (con tanto di serie tv e documentari).
La sua è stata una infanzia difficile. Nato nella conte di Florence, nella Carolina del Sud, il 1933. Il padre gli ha reso una infanzia terribile: calci, pugni e violenze di ogni tipo. All’età di 10 anni, la madre decide di sposare uno dei suoi tanti amanti. La situazione, però, non cambia: anche con il nuovo patrigno la violenza c’è. Fino a quando, all’età di cinque anni, assiste all’uccisione di un topo ad opera di un serpente. Un episodio che lo ha “sconvolto” (in positivo). Tanto da aumentare un sentimento di rabbia verso le donne. Insieme a due coetanei (Danny e Marsh) forma una “baby gang” specializzata in piccoli furti. Fino a passare alla violenza sessuale. La vittima è la sorella di uno dei due. Una volta che si viene a sapere di questa storia, i genitori della bambina picchiano Gaskins brutalmente.
Donald Gaskins, il “killer nano” che ha terrorizzato gli USA
A quanto pare ha provato una certa “eccitazione” nell’essere picchiato. Viene portato in riformatorio per una rapina con tentato omicidio. Viene picchiato anche dalle guardie. Tenta la fuga, ma senza successo. Una volta uscito cerca di rifarsi una vita. Si sposa e diventa padre di una bambina. Una gioia che durerò poco visto che in lui cresce nuovamente il desiderio di vendetta e rabbia. Soprannominato il “killer nano” commette una serie di violenze una dietro l’altro. Episodi che lo facevano “stare bene”, come confermato dallo stesso killer.
Portato in carcere per l’ennesima volta. Rimane in prigione per tre anni. Salvo poi uscire di nuovo e commettere, questa volta, omicidi. Uccide uomini e donne, senza un valido motivo e soprattutto senza conoscerli. Fino a quando non viene arrestato il 14 novembre del 1975, viene processato per gli otto omicidi confessati e condannato a morte. La Corte Suprema dichiara incostituzionale la sedia elettrica: la decisione cambia in ergastolo. Nel 1982 uccide un detenuto. Viene condannato a morte: pena capitale viene eseguita il 6 settembre 1991. Prima di morire annunciò di avere ucciso più di 100 persone. Senza mai mostrare alcun pentimento.