L’allarme arriva dal quotidiano Gazzetta di Parma che accoglie i pareri degli esperti: “Adesso serve un cambio di passo, e alla svelta”
Un problema che non si riesce a risolvere. Anzi più va avanti, più la situazione si complica e peggiora. Sono mesi, settimane che la questione legata ai cinghiali non si placa e le situazioni sgradevoli non fanno che aumentare a dismisura. “In Italia è necessario un cambio di passo nella gestione di alcune specie di fauna selvatica. Un nuovo modello che tenga insieme gli interessi delle imprese agricole e la tutela ambientale oggi è possibile”. È quello che dice il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Il numero uno sa bene quali sono le problematiche relative agli animali lasciati in cattività e liberi di scorrazzare senza che nessuno faccia nulla e il suo allarme è stato lanciato dal convegno «Fauna selvatica e territori: conoscere per gestire», organizzato da Confagricoltura e dall’Ente produttori di selvaggina (Eps).
L’evento organizzato da associazioni e organizzazioni del settore faunistico ha lanciato un allarme ben preciso perché ad avere problemi sono tante aziende e imprenditori che stanno avendo tanti problemi e disservizi. Nella stessa sede, oltre a parte dei problemi legati al settore e ad altre problematiche come il caro energia, sono stati presentati alcuni dati forniti da Ispra sulla diffusione del cinghiale, analisi ben specifiche su quelle che saranno le conseguenze se non si farà qualcosa.
Le conseguenze possono essere disastrose se non si risolve il problema
“La non adeguata gestione di alcune specie selvatiche sottolinea Confagricoltura ha molteplici conseguenze. A partire dalla diffusione di epizoozie che possono avere gravi effetti sulle attività economiche del settore primario, come recentemente accaduto proprio con la Peste suina africana (Psa) in varie aree del territorio italiano”, parole di alcuni esponenti di Confagricoltura che sta cercando di approfondire il problema e trovare le giuste soluzioni anche e soprattutto insieme al Governo, come sottolinea la Gazzetta di Parma che ha fatto un focus sulla situazione che da molti viene un po’ troppo sottovalutata.
“Alcuni passi in avanti sono stati comunque fatti – ha spiegato Confagricoltura -. Come gli importanti interventi presenti nella legge di Bilancio 2023 ottenuti grazie all’attenzione del ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida». Servono però interventi specifici e immediati, questo è l’allarme che fanno gli imprenditori. Le conseguenze sono molte: danni alla flora locale, marginalizzazione delle imprese agricole e abbandono di interi territori in particolare montani e collinari. «Il problema della diffusione non gestita dei cinghiali conclude Confagricoltura coinvolge direttamente gli agricoltori, ma ormai si tratta di un fenomeno che non riguarda più soltanto il settore primario, insiste Confaagricoltura. L’Ispra segnala che gli abbattimenti sono stati circa 300.000 all’anno (di cui 257.000 in caccia ordinaria e 42.000 in interventi di controllo faunistico). Ma i danni all’agricoltura con una media annuale di oltre 17 milioni di euro.