L’ex calciatore dell’Udinese ha parlato alla trasmissione in onda su Italia 1: “I tifosi dello Sparta Praga mi hanno applaudito, non so cosa succederà in trasferta”.
Parola di Jakub Jankto: “Non è una rivoluzione come può sembrare per alcuni, per me è una cosa assolutamente normale”. L’ex calciatore dell’Udinese, ora allo Sparta Praga in prestito dal Getafe, ha lanciato un messaggio fortissimo attraverso i propri profili social la settimana scorsa. Una “liberazione”, stando alle sue dichiarazioni. Ha rivelato pubblicamente di essere omosessuale e di non volerlo più nascondere.
In questo weekend è tornato a giocare nella sfida contro lo Jablonec dopo una lunga assenza per infortunio, ieri è stato raggiunto invece dagli inviati de Le Iene. Il centrocampista ha spiegato meglio la sua scelta: “Se è stato difficile trovare il coraggio di dirlo? Mamma mia, sì! Dopo 26 anni con quella barriera non puoi vivere come vuoi e dopo quel coming out mi sento veramente libero. Tutto ciò è straordinario”. Il pubblico gli ha riservato un’accoglienza speciale al ritorno sul terreno di gioco, una cosa che ha fatto naturalmente piacere al classe 1996, che in Italia ha vestito anche le maglie di Ascoli e Sampdoria: “Mi hanno applaudito, l’abbiamo visto ieri sera, nella prima partita dopo il coming out. Le sensazioni quindi non possono che essere top“, ha confidato Jankto.
Jankto: “L’ho fatto anche per proteggere la mia ex moglie e mio figlio”
Gli hanno chiesto se sia cambiato il suo modo di vivere lo sport: “Su Instagram ho postato che dopo tanto tempo avevo giocato con il sorriso. Puoi vincere, fare tripletta, puoi fare goal, però tutto con il sorriso“. In trasferta potrebbe non ricevere lo stesso affetto da parte dei tifosi avversari: “Soprattutto quando giochi fuori casa, ti vengono a dire certe parolacce, gli ultras sono così. Tanta gente ha paura di mettere ‘fuori’ quella cosa. L’ho detto anche per aiutare quelle persone“. Jankto era sposato, ha detto di aver preso la decisione anche per far crescere suo figlio in un mondo migliore: “Così vado a proteggere anche mia moglie, poi per quello che fanno gli altri non posso fare tanto. Mio figlio ora ha 3 anni e mezzo e spero che quando ne avrà 7-8 ci sarà più libertà in questo senso. Se il mondo del calcio è omofobo? Un po’ sì, è così se io sono il primo calciatore a rivelarlo”.