Gli studenti di uno dei licei più importanti della Capitale hanno ospitato l’avvocato Ludovica Formoso e il giornalista Lirio Abbate
Senza paura, con coraggio ma allo stesso tempo senza essere sfrontati, nonostante l’età quasi lo esiga, solo curiosi di capire come stanno veramente le cose. Ragazzi che, possiate sorprendervi o meno, hanno la testa al posto giusto, pensano e riflettono. Non c’entra sinistra o destra, almeno qui, almeno nella giornata dell’Assemblea. E, fare una lezione o parlare del 41 bis pensando “ad Alfredo”, come lo chiamano questi ragazzi, non è certo un modo per reclutare giovani anarchici, come ha scritto qualcuno in modo fin troppo superficiale e senza approfondire, ma restando in superficie e fermandosi, forse, alle apparenze che apparenze in questo caso non esistono. Sono ragazzi normali che cercano di fare domande per capire. Erano circa 300 gli studenti e le studentesse che hanno preso parte all’assemblea di istituto al liceo Mamiani di Roma organizzata sul 41bis, un dibattito con ospiti d’eccezione come Ludovica Formoso, legale di Alfredo Cospito, l’anarchico tornato in carcere a Opera e in perenne sciopero della fame da quattro mesi per protesta contro il carcere duro, e anche il giornalista Lirio Abbate, da anni sotto scorta per le sue inchieste su Cosa nostra e la criminalità organizzata.
Un dibattito cominciato intorno alle 10 e terminato poco dopo le 12,30. Ragazzi e ragazze attentissimi a quello che raccontava il giornalista Lirio Abbate sulla sua esperienza contro la criminalità e il suo pensiero sul carcere duro nei confronti di chi ha fatto del male a persone inermi. Dall’altra parte il legale di Cospito, Ludovica Formoso che sosteneva la possibilità nel caso specifico del suo assistito, l’anarchico Cospito, di poter rivedere determinate cose nel caso in cui ci siano condizioni diverse e atteggiamenti rivisti, soprattutto sul regime di carcere duto, ovvero il 41 bis.
La Preside Sallusti: “Sono i miei ragazzi e li ho visti coinvolti su un argomento delicato e non facile”
Durante il dibattito non tutti sono d’accordo, ma si parla e ci si confronta. “Io credo che sia una norma estremamente violenta che non punta alla riabilitazione. Ma è una mia opinione personale, quello in assemblea è stato un dibattito informativo per nulla di parte“. Lo dice Elisabetta, 18 anni, che spiega che la questione “è controversa e delicata, anche se siamo giovani è giustissimo parlarne”. Alcuni la vedono in maniera opposta, “chi ha fatto del male e non si pente, deve rispettare la legge e la punizione che gli viene inflitta”, dice in modo categorico Fabio 17 anni, un ragazzo con la felpa blu che cerca di mimetizzarsi perché timido, ma le sue idee se esprime con forza. “Mi ha colpito molto il racconto di Lirio Abbate su quello che la mafia ha fatto al piccolo Giuseppe Di Matteo (il bambino rapito e sciolto nell’acido per non far parlare il padre Santino, collaboratore di giustizia)”, racconta uno studente all’uscita.
Emozionata, sorridente, malagrado le polemiche, soprattutto quella del vice-presidente del Senato Gasparri, che hanno preceduto l’appuntamento, la preside del Mamiani, Tiziana Sallusti: “Erano ospiti equilibrati e bilanciati, ognuno aveva la propria idea, diversa, ma non per questo non bisogna confrontarsi, è questo quello che vogliamo imparino i nostri ragazzi”. “Mi ha colpito la domanda di uno di loro, che ha raccontato di aver subito con la famiglia la pressione della mafia, e che diceva di essere rassicurato dal carcere duro. O di una ragazza, che ha detto che se anche solo una persona può essere riabilitata, deve essere una finalità dello Stato, che non deve solo punire, ma riabilitare. E’ stata una giornata importante per noi docenti, ma anche per questi studenti a cui noi teniamo molto“. Parole e concetti davvero importanti, soprattutto se ad esprimerli sono ragazzi che vanno dai 15 ai 18 anni.