L’ex difensore biancoceleste ha commentato l’incredibile successo della squadra di Sarri al Diego Maradona contro la capolista. Una prestazione giudicata di altissimo spessore e dove, a suo giudizio, a spiccare nella fase difensiva non è stata la linea a quattro a protezione di Provedel
Una vittoria così se l’aspettavano in pochi. Ma i tre punti conquistati dalla Lazio al Diego Maradona contro il Napoli (che prima di ieri non aveva mai perso in casa in campionato) sono stati decisamente meritati per la squadra di Sarri, capace di imbrigliare tatticamente e fisicamente l’avversario. Per analizzare quanto accaduto in campo, abbiamo contattato in esclusiva Angelo Adamo Gregucci, oggi allenatore di professione, ma con un lungo e intenso passato da calciatore con la Lazio: “È stata una gara importante, per come si è sviluppata. La Lazio ha veramente fatto una partita di spessore sotto il profilo dell’intelligenza tattica. La linea difensiva si è comportata bene, ma quello ormai è di riconoscimento ‘sarriano’. Più che altro ho cominciato a chiedermi dopo il primo tempo se avesse potuto continuare a scivolare a destra e sinistra con quella stessa qualità, visto che è questo l’insegnamento che Sarri dà ormai da un anno e mezzo“.
Tuttavia, non è la difesa ad aver sorpreso particolarmente Gregucci: “La partita migliore sotto il punto di vista della lettura per me l’hanno fatta i sei giocatori davanti. Hanno sbagliato zero tatticamente. E poi la squadra hanno accettato il 2 contro 2 sulla fascia, cioè con l’esterno alto e l’esterno basso del Napoli che si accoppiavano a quelli della Lazio. Praticamente la squadra biancoceleste ha annullato o ha fatto giocare male o ha generato delle giocate forzate al Napoli nell’asse di costruzione iniziale, cioè i due centrali e Lobotka. Il centrocampista in particolare l’hanno quasi sempre oscurato e quando forzi le giocate il margine di errore aumenta. Intorno al minuto 75 la Lazio ha sbagliato 1-2 letture, e infatti sono andati a conclusione due volte. A parte questo è stata sbagliata nessuna lettura tattica”.
Gregucci a Notizie.com: “La chiave tattica di Napoli-Lazio”
Ecco perché c’è un po’ di dispiacere per aver visto addetti ai lavori sottovalutare la prestazione di Immobile: “Mi dispiace aver letto oggi delle insufficienze nella valutazione di Immobile: ha fatto una gara per la squadra fantastica. Così come i due centrocampisti. Che siano di grande qualità lo vedono tutti, ma ieri hanno mostrato anche una grandissima intensità. La prima frazione era Ciro su un centrale e la mezzala della Lazio sull’altro centrale. Quando faceva questo si liberava la mezzala del Napoli e su questa arrivava Vecino che pareggiava sempre i conti“.
Proprio la mossa di mettere Vecino in cabina di regia è stata quella che probabilmente ha modificato gli equilibri: “Sarri l’ha giustificato dicendo che gli serviva lì davanti una presenza fisica. E c’è stata, perché fisicamente Vecino è messo bene. Ma ho visto anche qualità tecnica. A prescindere dall’episodio del gol, dove si coordina con il destro e lascia partire un controbalzo terra aria che lascia il portiere senza risposte. Quello è un gesto, un episodio. Io parlo proprio di quanto lui e gli altri centrocampisti sono riusciti a guadagnare i palloni, mettendo il Napoli in seria difficoltà nell’uscita tecnica. L’intensità nella fase di non possesso è stata disumana. Hanno sommato quello che hanno a livello tecnico e quello che qualcuno non si aspettava sotto il punto di vita dell’aggressività. Luis Alberto è un mesetto ormai che ha capito cosa fare. Lui è il più grande ‘imbucatore’ di palloni del campionato italiano, prima della pandemia lo era in Europa. Adesso può vantare una fase di non possesso disumana. Si sta adattando alle idee di Sarri e il primo a trarne beneficio è lui“.
Rimpianti per i punti persi e Conference League
Sono prestazioni di questo genere che però fanno pensare a come potrebbe essere la classifica della Lazio senza i tanti passi falsi accumulati in questa stagione: “Non c’è rammarico nel calcio. La Lazio lascia tantissimi punti con le piccole, perché deve codificare bene le situazioni. Penso alla partita con l’Empoli, quando vinceva 2-0 in casa al minuto 86 ed è riuscita a pareggiare 2-2. Non è filosofia, ma lettura dei giocatori in campo. Una volta gli allenatori erano padri di famiglia nella gestione, penso a Tommaso Maestrelli, poi sono arrivati i filosofi come Sacchi o Zeman. Adesso mi sembra si stia tornando a un calcio dei giocatori. Io ti do uno spartito, poi sei tu che lo interpreti“.
Adesso la squadra di Sarri deve tornare a tuffarsi sulla Conference League, una competizione che apre sempre il dibattito su chi la considera un’opportunità e chi invece come un peso: “È un’occasione se la prendiamo andando avanti step by step. Quindi va data la possibilità allo staff medico e tecnico di dare le giuste valutazioni per quanto riguarda impegni, distribuzione dell’energia e atteggiamento da avere. Ieri i 5 minuti di Cancellieri sono stati buoni. Quando ti danno un’opportunità devi andare in campo con molto veleno, perché pure 5 minuti sono determinanti. Se interpreti anche la coppa così, allora va bene. Nel calcio italiano ci fasciamo troppo la testa per gli impegni europei. Se guardiamo gli altri campionati in Champions giocano sempre gli stessi, hanno 32 anni magari e non sono mai stanchi. Questo è un concetto che il sistema calcio italiano deve sdoganare. Cerchiamo di proporre il meglio che c’è e poi quando rimangono le ultime 4 diventa bella, anche se mi rendo conto che è l’ultima competizione europea per prestigio“.