L’ex attaccante della Juventus e della Nazionale, eroe a Italia 90, in un’intervista ha ripercorso la sua vita, dall’addio alla Juventus con polemiche, alla lotta contro il tumore e alla nuova avventura nei reality show
Salvatore Schillaci per tutti gli appassionati di calcio resterà per sempre il simbolo delle “Notti magiche” della Coppa del mondo del 1990, un mondiale che la nazionale di Azeglio Vicini ha disputato in casa sognando di vincere grazie alle sorprendenti prodezze dell’attaccante della Juventus, praticamente all’esordio con la maglia azzurra. Un terzo posto che alla fine ha lasciato qualche rimpianto, ma anche tante emozioni che quella squadra ha saputo regalare partita dopo partita ai suoi tifosi.
Schillaci è uscito da tempo dai riflettori e dai luccichii del mondo del calcio. Ha dovuto per forza reinventarsi una vita, tra vicissitudini extracalcio, un divorzio, una malattia che ha affrontato a petto in fuori come quando affrontava tutti gli avversari in campo e ora l’avventura nel reality show Pechino Express che è in onda proprio in questi giorni sui canali della piattaforma tv a pagamento di Sky.
Gli occhi sono sempre gli stessi
Sembra passata una vita, ma lui resta sempre lo stesso, con quegli occhi che dicono tutto al primo sguardo, come quando hanno ipnotizzato tifosi e avversari in quella splendida cavalcata a suon di gol con i compagni di quella Italia targata Azeglio Vicini, ai mondiali del 1990. Notti magiche che nessun tifoso ha mai dimenticato, con Totò Schillaci che faceva secco il portiere di ogni squadra avversaria che si trovava davanti. In un’intervista al Corriere della Sera, Schillaci ha voluto ripercorre la sua vita, fatta di tanti alti e bassi esattamente come la sua parabola calcistica.
Come quando qualche settimana fa ha assistito all’arresto in diretta di Matteo Messina Denaro. “Avevo fatto colazione al bar della clinica”, racconta, “stavo cercando di accendermi una sigaretta e mi sono trovato addosso tutti. Pensavo fosse un attentato, l’impatto è stato forte, poi ci hanno rassicurato”. Già la clinica, perché a gennaio la vita ha voluto metterlo alla prova con un tumore maligno, “il mondo mi è caduto addosso, sono andato in depressione, avevo paura di morire. In mente mi è venuto di tutto, ma fortunatamente questo brutto male era circoscritto al colon, non ha danneggiato altri organi ed è stato tolto. Non ho più il retto e lo sfintere. Però tra morire e avere questi problemi, meglio qualche piccolo problema“, racconta con la giusta rassegnazione.
La parabola juventina
Uno dei momenti che ha segnato la carriera di Totò Schillaci è stato l’addio alla Juventus: “Ci sono stati momenti difficili, molto brutti, anche a causa dei tifosi avversari. Questo può avere condizionato il mio rendimento e la Juve magari ha voluto cedermi”. Racconta, ma senza rancore ammette, “Ho avuto delle difficoltà, con le scritte “terrone” sui muri di Torino e poi i cori negli stadi. Sono orgoglioso di essere siciliano e felice di aver portato la sicilianità nel mondo: noi del Sud abbiamo questo calore dentro”. Sono stati anni duri anche con il divorzio dalla prima moglie Rita, mamma dei suoi due figli, ma poi nella sua vita è arrivata Barbara che gli ha dato la forza di affrontare il male.
“È stata il mio medico personale, in tutto. Mi è stata sempre vicino: non volevo uscire, ero depresso, ho sofferto, ho avuto dolori. Lei c’era, mi ha preso per i capelli e mi ha detto di riprendermi la mia vita. È stata una guerriera, mi ha tenuto in piedi”. E insieme a lei ha affrontato questa ennesima sfida di Pechino Express, il reality show itinerante in onda proprio questi giorni su Sky. Ha dato come al solito tutto se stesso e alla fine ne è uscito come faceva dopo ogni partita sui campi di tutte le categorie dove ha avuto la fortuna di giocare: senza rimpianti