Ennesima delusione per il club parigino in Champions League, una maledizione continua a che ha toccato chiunque sia passato sotto all’ombra della Torre Eiffel. Da quando il Qatar Investment Group rilevò la società nel 2011 gli investimenti sono sempre stati fuori dalla norma, ma fino a oggi non è mai stato sufficiente
Cambiano gli allenatori, i giocatori, gli avversari, la durata dei cicli. Eppure, alla fine, il risultato è sempre lo stesso, ed è quello che vede il Psg inesorabilmente condannato alla solita delusione in Champions League. Un circolo vizioso che si ripete di continuo, seppur con modalità diverse: ci sono le spese folli in sede di calciomercato, i fallimenti in Europa e, per concludere, la rivoluzione che dà avvio al nuovo processo che segue le orme del primo. Fino a questo momento è sempre andata così, da quando il Qatar Investment Group comprò il club nel 2011, con il chiaro obiettivo di vincere la Champions League. Sì, perché i titoli in Francia (8 campionati e svariate coppe di lega, coppe e supercoppe di Francia) danno sicuramente lustro, ma il fascino del più importante trofeo continentale è tutta un’altra cosa.
È in quel contesto che si può misurare se un progetto sia vincente o meno e quello del Psg, nonostante non siano mai mancati i presupposti, alla luce dei fatti non lo è mai stato. Di certo la colpa non è per un’assenza di qualità all’interno dell’organico, visto che nel corso degli anni sono stati portati all’ombra della Torre Eiffel campioni del calibro di Thiago Silva, Lavezzi, Ibrahimovic, Verratti, Beckham, Cavani, Marquinos, Digne, David Luiz, Di Maria, Trapp, Aurier, Kurzawa, Draxler, Guedes, Neymar (222 milioni), Mbappé (180 milioni), Dani Alves, Paredes, Buffon, Icardi, Rafinha, Florenzi, Donnarumma, Sergio Ramos, Wijnaldum, Hakimi e molti altri ancora, per una lista infinita di figurine a cui nella stagione 2021/22 si è aggiunto addirittura Lionel Messi, arrivato a parametro zero dal Barcellona.
Psg, tutti i tentativi andati a vuoto
Nemmeno il 7 volte Pallone d’Oro, però, è riuscito a cancellare la maledizione della Champions League dal DNA del Psg. Ma partiamo dall’inizio, da quando Nasser Al-Khelaïfi dà il comando a Carlo Ancelotti: nel 2011/12 il tecnico italiano riporta sì i parigini a vincere il campionato a distanza di 19 anni dall’ultima volta (con conseguente qualificazione in Champions League), ma nel suo secondo anno viene eliminato ai quarti di finale dal Barcellona. Così, dopo quello che viene subito considerato un “fallimento”, arriva la rivoluzione.
In panchina per sostituirlo viene scelto Laurent Blanc, per un’esperienza di un triennio: dal 2013/14 al 2015/16, però, in Champions i francesi non vanno mai oltre i quarti, venendo sconfitti rispettivamente da Chelsea, Barcellona e Manchester City. Nei due anni che seguono tocca a Unai Emery guidare il Psg: nella sua prima stagione, la 2016/17, l’eliminazione arriva agli ottavi in quella che sarà ricordata per sempre come la “remuntada”: 4-0 al Barcellona a Parigi all’andata, 6-1 choc per i catalani al ritorno al Camp Nou. L’anno dopo all’allenatore spagnolo vengono regalati Neymar e Mbappé, per una spesa complessiva di “appena” 402 milioni di euro, ma il ko in Champions si presenta comunque inesorabile ai quarti contro il Real Madrid. La nuova rivoluzione porta Thomas Tuchel in Francia, che viene eliminato agli ottavi contro il Manchester United nella stagione 2018/19, ma arriva fino alla finale l’anno dopo, perdendo contro il Bayern Monaco.
L’ultimo fallimento e la nuova rivoluzione
È stato il punto più alto del Paris Saint-Germain, ma non abbastanza per scongiurare l’inizio di un nuovo progetto con Mauricio Pochettino. L’allenatore argentino si ferma in semifinale contro il Manchester City nell’edizione 2020/21, poi in quella successiva (dopo i regali estivi Donnarumma, Hakimi, Sergio Ramos, Wijnaldum e Messi) esce addirittura gli ottavi contro il Real Madrid. E arriva così il turno di Galtier, che come noto saluta la competizione contro il Bayern Monaco sempre agli ottavi, avviando già adesso la società verso un nuovo cambiamento.
Per la sua sostituzione si parla di Allegri, Zidane, di un ritorno di Tuchel e molte altre ipotesi. Quel che è certo è che dopo questo ennesimo fallimento europeo seguirà una nuova rivoluzione, con altri investimenti per rendere la squadra ancora più forte, almeno sulla carta. E chissà, forse la prossima sarà la volta buona per trovare l’antidoto a questa maledizione. A patto però di trovare una chiave diversa per intervenire, perché come diceva Albert Einstein “se fai sempre le stesse cose otterrai sempre gli stessi risultati“. E continuare a spendere cifre fuori mercato per comprare più campioni possibili ha dimostrato di non essere una ricetta vincente. Almeno non in Europa.