ESCLUSIVA – Caso Djokovic, Sanguinetti: “Non lo dovevano far entrare in Australia”

L’ex tennista italiano ha detto la sua in merito alla decisione presa dal giudice di annullare la cancellazione del visto: “È il più forte di sempre, ma i tempi sono sbagliati”.

Davide Sanguinetti
L’ex tennista italiano, Davide Sanguinetti, agli US Open del 2006 (Getty Images)

Salvo clamorosi colpi di scena, Novak Djokovic giocherà gli Australian Open. Una vicenda che si è trasformata in caso internazionale, con tanto di sentenze giudiziarie. L’ultima è quella emessa dal tribunale che ha annullato la cancellazione del visto di Nole. E che quindi consentirà al tennista di rimanere in Australia.

La rabbia dei familiari, a cominciare dal padre e dal fratello, si è trasformata in quella di una nazione intera. Tutta la Serbia si è schierata dalla parte del numero uno al mondo. Non solo Djokovic ha ricevuto il sostegno anche di tanti colleghi, che lo hanno sempre difeso: da Kyrgios a Nadal. Non tutti però sono d’accordo con la decisione di farlo partecipare al primo slam dell’anno.

“È il più forte di sempre, ma le regole erano altre”

Novak Djokovic
Novak Djokovic durante l’ultima Coppa Davis (Getty Images)

Nel giorno della sentenza che dovrebbe consentire a Djokovic di puntare al suo decimo titolo agli Australian Open, c’è anche chi ha sottolineato l’irregolarità di quanto avvenuto intorno alla vicenda Nole. È il caso di Davide Sanguinetti che, intervenuto in esclusiva ai microfoni di Notizie.com, ha spiegato: “Dal mio punto di vista non dovevano neanche dargli il permesso di entrare in Australia“.

Non c’entra niente la questione vaccino – ha continuato Sanguinetti – ma è una questione di regolamento. Se è vero quello che ho letto, c’era tempo fino al 10 dicembre per presentare la documentazione valida per la partecipazione al torneo e lui ha detto di aver avuto il covid il 16. Sono i tempi che sono sbagliati“.

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L’essere guariti da meno di sei mesi consente infatti di ricevere l’esenzione vaccinale, utile per partecipare al torneo. “L’impressione è che sia stato fatto di proposito perché questa cosa riguarda Djokovic. Fosse successo a un altro tennista non lo avrebbero accettato: presumo che il motivo sia questo“, ha detto l’ex numero 42 del mondo.

Che poi ha concluso: “A questo punto è giusto che partecipi visto che è il più forte di tutti i tempi. Oggi Djokovic è il tennis, l’Australian Open non sarebbe lo stesso senza di lui“. E se Sanguinetti dovesse incontrarlo dopo una vicenda del genere sarebbe condizionato? “Non credo, siamo professionisti. Una volta che gli danno il permesso non ci sono altre scuse“.

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