A cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo. Borgognone non lavora per ricordare il passato, ma per condividere qualcosa con le generazioni future. Quello che resterà della sua (bellissima) opera sul Re del rock’n’roll “Io Elvis” è una visione insieme realistica e personale che riscrive le regole del biopic classico.
Elvis Presley: ecco 10 cose che non sapevate sul “Re del Rock and Roll”.
Se ti dico Elvis…
“Presley è stato uno dei più famosi e importanti cantanti della storia, fonte di ispirazione per molti musicisti e interpreti di diversi generi musicali, a partire dal rock and roll e dal rockabilly, tanto da meritarsi l’appellativo di “Re”. La presenza scenica e le movenze con cui accompagnava le esibizioni hanno esercitato notevole influenza sulla cultura pop americana e internazionale. Era soprannominato anche Elvis the Pelvis per quel particolare movimento del bacino. Ma era un appellativo che non apprezzava e che definì “un’espressione infantile“.
Una carriera musicale intensa, poliedrica e multiforme la sua, raccontaci…
“La notevole produzione discografica, l’intensa attività concertistica e i molteplici interessi hanno spaziato dal rock and roll (di cui, complice il periodo storico nel quale intraprese la carriera, è solitamente considerato tra i principali artefici e l’idolo indiscusso) ai generi rhythm and blues, country and western, gospel, spiritual, traditional, melodico e pop, quest’ultimo inteso nel senso più ampio del termine”.
La sua scomparsa risale al 16 agosto del 1977 quando il cantante venne trovato senza vita a Graceland, la sua villa di Memphis, lasciando milioni di fan sconvolti in tutto il mondo. A 45 anni dalla sua morte ci sveli 10 curiosità che (probabilmente) non tutti conoscono sul mito del rock and roll?
“Vediamo, la prima è che “The King” non era scuro di capelli, ma biondo. Iniziò a tingersi nel 1956 e da allora il ciuffo nero è diventato un suo marchio di fabbrica. La seconda ci ricorda che Elvis è un nome di origine norvegese e deriva da Alvíss, un nano della mitologia nordica, genero del dio Thor”.
Passiamo ora alle altre due, ok?
“Va benissimo. Elvis mostrò per la prima volta il suo talento a due anni quando, nel corso di una funzione religiosa delle Assemblee di Dio americane, scappò dalla guardia (molto stretta di solito) della madre Gladys e si unì, a modo suo, al coro. Poi sappiamo che ricevette la sua prima chitarra in occasione dell’undicesimo compleanno, anche se avrebbe preferito una bicicletta”.
E siamo a quattro. Ne mancano altri sei. Procediamo?
“Fin da ragazzo, Presley amava il wrestling, tanto che infortunò anche a un’anca per praticarlo. Da adulto poi si dedicò al karate, tanto che voleva girare perfino un film su questa arte marziale. Elvis portava sempre una collana con tre ciondoli: una Stella di David, una croce e il Chai. ‘Non voglio rischiare di non andare in paradiso per un tecnicismo’ avrebbe spiegato. Nel 1965, durante il tour in America, i Beatles furono ospiti per una sera a casa di Presley a Los Angeles. Si sarebbero dovuti incontrare ancora ma non se ne fece niente”.
Gli ultimi due “segreti”?
“Elvis amava moltissimo i badge della polizia. Ne andava matto e mise su una collezione notevole”.
Quando andò alla Casa Bianca, nel 1970, voleva regalare a Nixon delle pistole da collezione. Ma il regolamento di sicurezza impediva che si arrivasse armati a cospetto del Presidente, così fu costretto a lasciarle a dei funzionari della sicurezza che le portarono nello Studio Ovale…
“Strano l’incontro con Nixon… Decisamente inaspettato. Ma Presley ci teneva da morire e praticamente si presentò alla porta della Casa Bianca per chiedere un incontro. Ci volle un po’, non è un posto dove si entri suonando il campanello, ma alla fine lo ottenne. Il presidente gli disse: “Ti vesti in maniera un po’ strana, non credi?” e lui rispose: “Signor Presidente, lei deve tenere in piedi il suo show e io il mio”.
Una chicca che solo i super fans conoscono?
“Quando aveva poco più di un anno Elvis rischiò di morire a causa di un tornado che colpì Tupelo, la sua città natale in Mississippi”.
La parola “Elvis” è fra le password più utilizzate nel mondo. Come mai?
“Questo ci restituisce la grandezza del personaggio. Un uomo che è scomparso ben prima che qualcuno inventasse le password ma la cui importanza è tale che ancora oggi suscita attenzione, ammirazione, amore…”.
Il Re del Rock ‘n’ Roll ha lasciato il segno nella cultura americana (e non solo), ma non tutta la sua vita è stata perfetta come si sarebbe portati a pensare davanti al suo enorme successo e lascito…
“Negli anni Cinquanta non c’era idolo più grande di Elvis Presley: ha portato alla ribalta un nuovo sound (ispirato al blues degli afroamericani) e reso popolari balli “proibiti” che hanno scandalizzato gli adulti e fatto impazzire le adolescenti. Elvis è e sarà sempre il Re del Rock n Roll e il suo lascito storico avrà sempre un’enorme influenza sui musicisti. Ma questo non significa che non avesse a sua volta degli aspetti meno noti e forse nobili della personalità. Come chiunque di noi, naturalmente: tra questi la dipendenza dalle pillole, che alla fine lo ha distrutto”.
Con il suo stile e il suo sound unici, Elvis, nato da un’umile famiglia in una piccola città del Mississippi, riuscì a diventare una delle più grandi celebrità dell’epoca e uno tra i grandi di sempre. Come è stato possibile?
“Elvis ha incarnato – tra le tante cose – anche questo: il cliché del sogno americano. Con talento, dedizione, passione, testardaggine, coraggio si possono superare ostacoli che appaiono insormontabili e arrivare a tagliare traguardi inaspettati. È una delle lezioni che ci ha lasciato e che continua a valere nonostante i tanti anni trascorsi dal suo addio”.
“Io Elvis” ripercorre la vita di Elvis Presley dai primi passi nella piccola città di Tupelo, Mississippi, fino al trasferimento della sua famiglia a Memphis Tennessee. Qui il giovane e timido Presley cresce, scopre la musica e inizia a sognare una vita diversa da quella pe cui pareva destinato, a condurre camion per una società elettrica. Nel 1954 entra alla Sun Records di Sam Phillips che l’anno dopo lo mette sotto contratto e fa uscire il primo 45 giri. Il successo è immediato e clamoroso. Nel giro di pochi mesi Elvis diventa un fenomeno a livello nazionale, in particolare dopo l’incontro con quello che sarà da lì in poi il suo manager, il Colonnello Parker. In quegli anni sforna hit in continuazione, frantumando i record di vendite e imponendosi come la voce delle giovani generazioni in cerca di nuovi spazi e affermazioni. Nel 1958, Presley riceve la chiamata alle armi e – nonostante sia già famosissimo e idolatrato – si taglia i capelli, mette la divisa e va per due anni a fare il soldato in Germania. Al suo ritorno, nel 1960, la sua carriera diventa soprattutto cinematografica. Parker organizza per lui decine di film, molti di livello basso, nei quali Elvis è sì la star assoluta, ma praticamente deve fare audience da solo, frustrando ogni suo sogno di essere considerato un attore. Nel 1968, influenzato dal clima che si respira intorno a lui, in un Paese che sembra dilaniato dalle tensioni, riabbraccia il primo amore, la musica, con un evento di ritorno sulle scene spettacolare trasmesso dalla tv nazionale. Il fuoco, però dura poco e Presley comincia a soffrire di problemi fisici, legati soprattutto alla dipendenza dai farmaci sviluppata durante il servizio militare. Questa condizione, aggravata dal super lavoro per i continui concerti, in particolare durante le “residenze” a Las Vegas, oltre al decadimento fisico, lo prova in maniera sempre maggiore. Fino al giorno in cui – il 16 agosto 1978 – il suo corpo senza vita viene trovato nel bagno di Graceland, la magione da sogno che aveva acquistato per la madre, che però vi abitò solo per pochi mesi. Il mito di Presley sopravvive alla sua scomparsa e ancora oggi legioni di fan devoti e fedeli lo salutano ogni giorno come il Re del rock.
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