A cura di Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger. “Talvolta viaggiando si perde la coincidenza. Figuriamoci quante volte nel viaggio della vita si falliscono gli incontri giusti” queste le parole del giornalista e scrittore Fausto Gianfranceschi. A noi tutti capita di conoscere molte persone nel tragitto della nostra vita. Queste persone non sono tutte uguali e, a volte, ne incontriamo alcune che hanno qualcosa di particolare, di speciale, che colpisce direttamente la nostra sfera emotiva.
Oggi mi voglio occupare proprio di una di loro, Besnik Harizaj. Si tratta di un artista albanese, famoso in tutto il mondo per essere un maestro artigiano con le mani d’oro. La sua storia può essere rappresentata in una cartolina in bianco e nero. Nato in una terra povera, cresciuto a pochi passi dall’Italia da genitori indigenti ma onesti, è stato il decimo di dodici figli. In tenera età ha perso una sorella e un fratello, due lutti importanti che hanno causato un atroce dolore nel suo cuore. Siamo soliti attraverso i social network osservare le foto di artisti senza mai scavare oltre. Ma una foto è il frammento di un istante dietro al quale può esserci tanto di più. Nessuno può di fatto immaginare cosa ha dovuto passare Besnik nella sua prima parte di vita. Oggi abbiamo scelto di far incontrare due mondi diversi, il mio ed il suo, per viaggiare a spasso nel tempo, nei ricordi chiusi nel baule del passato.
Ciao Besnik, grazie per aver accettato il mio invito. Sono lieta di poter parlare di te e con te. Come stai?
“Tutto bene grazie. Sempre impegnato. Ho accolto con entusiasmo il tuo invito”.
Chiacchierando con te ho avuto modo di captare l’uomo che c’è dietro il grande artista. Ti va di raccontarci alcune cose legate ai tuoi primi anni?
“Molto volentieri. Ho avuto un infanzia difficile. I miei fratelli mi bullizzavano affibbiandomi il nome di un mio compagno di classe che veniva scansato da tutti perché diverso. Non avevamo da mangiare e quel poco che c’era andava razionato, centellinato. Fortunatamente io ero il cocco di papà e ciò mi permetteva di avere più attenzioni da parte del capo famiglia che con gli altri era burbero mentre con me sempre dolce. Le delicatezze di mio padre hanno causato però una crepa tra me e i miei fratelli tanto che in loro nacquero gelosia e invidia. La mia numerosa famiglia aveva però anche anime speciali come mia sorella, morta presto di tumore”.
Raccontami…
“Ero piccolo. Lei più grande di me. Scoprimmo che aveva un tumore allo stadio finale. Nessuna speranza. I medici furono onesti. Era frustrante vederla spegnersi giorno dopo giorno. Mi chiamava accanto a sé per coccolarmi, mi voleva bene. Ero il suo fratellino. A un certo punto la morte se la portò via e in casa regnava il macigno del silenzio. Il lutto aveva spento il sole. A tavola nessuno parlava, volti cupi, solo lacrime da mattina a sera. Poi…”
Cosa è successo?
“Poco dopo morì anche un mio fratello, di appena vent’anni. Al dolore si aggiunse altro dolore. Il tunnel nero si impossessò dei miei familiari. Io però non sopportavo tutto quel malessere così di nascosto da tutti una sera mi travestì e mi presentai d’innanzi alla tavolata. Nessuno mi riconobbe. Mio padre disse: “Prego si accomodi”. Io a quel punto mi spogliai, tolsi la maschera e tutti risero per pochi minuti. Il mio intento di strappare loro un sorriso divenne realtà. Non c’è niente di meglio che portare un raggio di sole nella tempesta”.
Quando ripensi a te con i tuoi fratelli e amici
“Giocavamo con una palla di carta arrotolata in una pellicola trasparente con all’esterno corda o filo di ferro. Si giocava scalzi. I piedi sanguinavano. Ma non potevamo rovinare le uniche paia di scarpe che possedevamo”.
Un oggetto, un giocattolo che ti è caro?
“Una mattone da costruzione rotto che aveva la forma di un trattore con cui io giocavo. Nessuno era interessato a quel pezzo insignificante che, invece per me era tutto. Avevo già sviluppato una fantasia fuori dal comune”.
Ma la passione per il disegno come si è sviluppata in te?
“Alcuni miei fratelli molto bravi nel disegnare eseguivano vignette e caricature su di me o altri così io per imitazione iniziai ad appassionarmi all’arte fino a farne la mia vita. Mio padre non mi volle mandare a scuola ma ciò non mi impedí di volermi migliorare. Avevo talento, buona volontà e determinazione… E infatti ho vinto la sfida”.
Il valore di alcune persone all’interno del nostro percorso di vita può essere davvero prezioso?
“Sì, all’improvviso queste persone ci entrano in profondità e bussano alle porte della nostra anima… Cambiandoci totalmente. Ti rispondo in modo più esaustivo prendendo in prestito un pensiero molto bello pronunciato da Barone il quale ha detto ufficialmente “Le persone che ti cambiano la vita spesso non lo sanno quanto ti sono entrate in profondità. Ignorano il canyon che si è formato nella tua anima. Sono come degli angeli che ti sfiorano una spalla mentre viaggi su un autobus. Un tocco lieve e la tua pelle è marchiata per sempre: loro tornano a volare. Vorresti che restassero con te per tutta la vita. Ma sai che non dipende, solo, da te. Staresti ad ascoltarle per giorni interi. Senza mai staccare gli occhi. Ti preoccuperesti che stiano bene. Proveresti quella calma interiore che nessuno al mondo ti ha mai dato. Poi daresti chissà cosa per mantenere anche un solo, piccolo, labile contatto. E se non fosse possibile, custodiresti come una sentinella attenta il loro ricordo dentro una stanza della tua anima. Quella che apriresti almeno mille volte al giorno e ogni volta ti stupiresti per la luce che entra dalla finestra”.
Chi sono questi ‘magici’ individui che, a tuo avviso, illuminano la nostra strada quando fa buio?
“Possono essere i nostri partners, degli amici, i nostri genitori, ma molto spesso non appartengono alla rete familiare. La cosa più incredibile è che spesso ci imbattiamo in individui che toccano profondamente la nostra intimità pur non avendo alcun legame ‘stretto’ con noi”.
Quando arrivano come li riconosciamo?
“Spesso questi incontri ci capitano all’improvviso. Le persone che ti cambiano la vita arrivano inaspettate. Ma quando le incontri non è mai per caso. Quel rendez-vous, in realtà, te lo sei preparato da un sacco di tempo. Ci hai sperato, hai lottato, pregato per avere quell’incrocio di esistenze”.
Come capiamo che abbiamo fatto uno di questi incontri?
“Più che capirlo, lo ‘sentiamo’. Sentiamo che ‘quel qualcuno’ in un misterioso e meraviglioso modo ci appartiene. Incontri che plasmano la strada della vita – aiutandoci a trasformarla e a migliorarla – per suggerirci di non perdere di vista quel qualcuno che significa o ha tanto significato nel nostro cammino. La bellezza di questi incontri ‘magici’ è che ci rimangono dentro anche quando le persone sono andate via”.
Oggi che sei un uomo di successo i tuoi fratelli cosa ti dicono?
“Hanno smesso di offendermi. Si meravigliano della mia memoria da elefante che rinfaccia loro le cose dolorose del passato. Ad alcuni di loro ho insegnato un mestiere. La mia bontà mi spinge a condividere. Non sono attaccato ai soldi. Trovo che non siano tutto nella vita. Preferisco essere solidale e gentile con il prossimo. Sono partito dalla povertà, da zero e ho costruito un piccolo impero di questo sono grato alla vita ogni istante”.
Sei padre di famiglia, cosa insegni alle tue figlie?
“Ad essere educate oneste vere. Questa società attuale ha perso le fondamenta per questo io mi chiudo a riccio dando poca confidenza. Mi rifugio nel mio lavoro che non mi delude mai”.