Michele Misseri ha ottenuto uno sconto di pena. Ricordiamo che il 68enne è in carcere per la soppressione del cadavere di Sarah Scazzi.
A distanza ormai di quasi 13 anni dall’omicidio di Sarah Scazzi, Michele Misseri, condannato in via definitiva a 8 anni di carcere per la soppressione del cadavere della nipote, ha ottenuto uno sconto di pena grazie al decreto svuota carceri.
Come riportato dall’Ansa, sono 41 i giorni che la giustizia italiana ha deciso di scontare dopo la richiesta presentata dal suo avvocato al magistrato di sorveglianza di Lecce. Questo consentirà al contadino di Avetrana di ritornare in libertà circa un mese e ad oggi il suo fine pena è previsto nella primavera del 2024. Quindi, se non ci saranno altri sconti da parte del Tribunale del capoluogo pugliese, il 68enne lascerà la struttura penitenziaria leccese tra circa un anno e potrà ritornare a fare la sua vita normale.
Il motivo dello sconto di pena
Come detto in precedenza, a presentare la richiesta è stato direttamente l’avvocato di Michele Misseri sfruttando il decreto svuota carceri. Il contadino di Avetrana, infatti, ormai dal 9 marzo 2017, giorno del suo arrivo nel carcere salentino, vive in una cella in cui ciascun detenuto non ha più di 3 metri quadrati a testa e soprattutto non dispone di doccia e acqua calda.
Due motivazioni che hanno portato il magistrato di sorveglianza di Lecce ad accettare quanto chiesto dal legale del 68enne e concedere uno sconto di 41 giorni. Una situazione precaria che comunque non sembra essere destinata a migliorare e quindi non possiamo escludere che in futuro ci sia la possibilità di avere ancora una volta un’altra decisione simile e quindi uscire ancora prima dal carcere.
Restano all’ergastolo Sabrina Misseri e Cosima Serrano
Nessuno sconto di pena, invece, per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, le due donne che hanno commesso l’omicidio di Sarah Scazzi. Entrambe sono state condannate all’ergastolo e proseguono la loro detenzione nella struttura penitenziaria. Ricordiamo che per Sabrina proprio un anno fa è arrivata la decisione della sentenza della Corte di Cassazione che ha respinto il ricorso dei suoi legali dopo un permesso premio non concesso dal Tribunale di Sorveglianza perché considerata socialmente pericolosa.