Continuano ad arrivare nuovi studi e ulteriori teorie sulla reale natura dello storico sito inglese da parte di scienziati e studiosi di tutto il mondo
Si susseguono gli studi sulla reale natura di uno dei siti archeologici più famosi e visitati al mondo. Stonehange nel corso degli ultimi anni è stato descritto da alcuni studiosi come un gigantesco calendario utilizzato dai nostri antenati, mentre per altri i monoliti sarebbero legati alla connessione tra vita ultraterrena e il solstizio d’inverno, costituirebbe, dunque, una sorta di ‘porta’ per l’aldilà.
Non è difficile capire perché Stonehenge sia uno dei più famosi siti archeologici del mondo. Questo enorme cerchio megalitico, risalente a 4.600 anni fa, che si trova nella pianura di Salisbury, a sud dell’Inghilterra, è stato costruito da uomini che non hanno lasciato chiare indicazioni sul suo scopo né indizi evidenti sulla loro identità, un mistero quindi che ha a lungo stimolato l’interesse di archeologi, druidi dell’era moderna, scrittori di fantascienza e semplici turisti.
Una delle misteriose meraviglie della terra
Stonehenge, nel sud dell’Inghilterra, resta un monumento sorprendentemente complesso, che attira l’attenzione di milioni di turisti da tutto il mondo ogni anno e la curiosità di tanti studiosi e scienziati che negli anni hanno cercato la verità, soprattutto sullo spettacolare cerchio megalitico “a ferro di cavallo“. Questo luogo, che emana una magia particolare, soprattutto per chi ha avuto la fortuna di visitarlo al tramonto, nella spianata di Salisbury che circonda il sito archeologico, ha sempre stimolato la curiosità della scienza e le teorie sul suo significato si sono nel corso degli anni moltiplicate.
Le ultime sono arrivate proprio in questi giorni da parte di un gruppo di studiosi capitanati da due rinomati esperti di archeoastronomia, Juan Antonio Belmonte dell’Istituto de Astrofisica delle Canarias e dell’Universida di Tenerife, in Spagna e l’italiano Giulio Magli del Politecnico di Milano. Secondo questa recente teoria pubblicata sull’autorevole Archaeology Journal Antiquity, il millenario sito archeologico rappresenterebbe un calendario basato su 365 giorni all’anno, suddivisi in 12 mesi di 30 giorni più cinque giorni epagomeni (cioè i giorni che vengono aggiunti per avvicinare la durata dell’anno del calendario a quella dell’anno solare), con l’inserimento di un anno bisestile ogni quattro. Il calendario in questione è identico a quello Alessandrino, introdotto più di due millenni dopo, alla fine del I secolo a.C., come combinazione del Calendario Giuliano, introdotto da Giulio Cesare, e del Calendario Egizio.
Lo stesso Politecnico di Milano ricorda che nel corso degli anni sono state avanzate numerose teorie sul significato e sulla funzione del sito, come quella che fungesse da calendario, ma oggi “gli archeologi hanno un’immagine piuttosto chiara di questo monumento come un luogo degli antenati. L’archeoastronomia, che spesso utilizza le immagini satellitari per studiare l’orientamento di antichi siti archeologici, ha un ruolo chiave in questa interpretazione poiché Stonehenge“, ha proseguito nella nota l’università milanese, “mostra un allineamento astronomico rispetto al sole in connessione sia all’alba del solstizio d’estate che al tramonto del solstizio d’inverno”.
Magli e Belmonte hanno sottoposto a verifica e poi confutato questa nota teoria. Infatti, i due archeoastronomi affermano che Stonehenge mostra un allineamento astronomico rispetto al sole in connessione sia all’alba del solstizio d’estate, che al tramonto del solstizio d’inverno. Ciò spiega un interesse simbolico dei costruttori per il ciclo solare, molto probabilmente legato alle connessioni tra vita ultraterrena e solstizio d’inverno nelle società neolitiche.