Recensione a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo. Il libro scritto da Sergio Rossi per Coccolebooks vuole mettere in luce l’importanza storica di Tina Anselmi.
Tina Anselmi è stata la prima donna ministro in Italia e ha partecipato attivamente alla stagione delle grandi riforme che hanno tentato di dare un volto nuovo, più giusto e moderno a questo Paese. Il libro scritto da Sergio Rossi per Coccolebooks dal titolo “Tina il diritto alla salute” – 117 pagine in vendita al costo di 11,00 euro in tutte le librerie italiane – vuole metterne in luce l’importanza storica. In quarta di copertina si legge: “È la sera di natale del 1978 e Tina si ritrova a pensare a cosa è successo durante quell’anno: il suo incarico di ministro della salute , il sequestro e la morte di Aldo Moro e tre riforme che saranno fondamentali per la società italiana: l’assistenza psichiatrica, l’interruzione di gravidanza e, più di tutte, l’istituzione del servizio sanitario nazionale gratuito e universale per tutti. Quell’anno incredibile viene ripercorso sulla scia del “Racconto di Natale” di Dickens, con i fantasmi di amici e amiche del passato che vengono a trovarla e con cui dialoga di quanto accaduto e delle difficoltà per affermare il diritto alla salute per tutti”. La copertina raffinata e di grande impatto visivo è stata realizzata da Francesco Pirini. Lo scrittore ha dedicato questo libro a tre figure femminili scrivendo: “A Raffaella, perché c’è. A Daniela e Alice per la pazienza”.
A pagina 3 il testo inizia con “Tina cammina verso il suo ufficio al ministero della Sanità nel silenzio. È il giorno prima della vigilia di Natale. I corridoi sono vuoti, dagli uffici non escono voci perché alla maggior parte degli impiegati è stata data la giornata libera per fare gli ultimi regali e stare in famiglia”. L’autore ci fa scoprire, facendo parlare direttamente a protagonista, quanta dolcezza vi fosse nel cuore di questa persona che aprendo il cassetto della scrivania tira fuori una foto che la raffigura insieme a Nino Acoleo, il suo fidanzato medico morto nel 1950 per una malattia ai reni. Pone la foto davanti a sé aiutandosi con un agenda poi l’accarezza e sorride dicendo “Mio caro Nino, hai proprio ragione a chiedermi che lavoro faccio esattamente. E anch’io pensavo di saperlo: ministero della Sanità. Lo dice anche la targa fuori dalla porta”. E aggiunge, poco più avanti: ”Non ci crederai, Nino, ma non avevo mai pensato di fare il ministro della Sanità. Mi sono sempre occupata di lavoro e, al massimo, il mio sogno era di fare il ministro, maschio o femmina non importa, del Lavoro. E due anni fa l’ho realizzato, nel governo presieduto da Giulio Andreotti. Che poi è lo stesso che mi ha chiamato lo scorso marzo nel suo ufficio, quando mi ha detto che mi avrebbe spostato alla Sanità. Dopo aver sentito la sua proposta, l’ho ringraziato e gli ho chiesto il perché di questa decisione. Giulio prima mi ha fatto uno dei suoi mezzi sorrisi, quelli che lo hanno reso famoso perché lo fanno sembrare un fine pensatore, e poi mi ha detto che quel rimpasto di ministri era necessario”.
Tina Anselmi ha dedicato tutta la vita alla democrazia e ai destini delle donne: nella scuola, era laureata in lettere ha insegnato alle elementari; nel sindacato; nel movimento femminile della Democrazia Cristiana; in Parlamento dove è stata eletta per sei legislature, e nell’esecutivo, come ministro del Lavoro prima e della Sanità poi. A lei dobbiamo anche la legge sulle pari opportunità. Era nata a Castelfranco Veneto nel 1927: a diciassette anni entra nella Resistenza come staffetta della Brigata autonoma “Cesare Battisti”, per fare poi parte del Comando regionale del Corpo Volontari della Libertà. Si laurea in lettere all’Università Cattolica di Milano e insegna nella scuola elementare. Dal 1945 al 1948 è dirigente del Sindacato Tessili e dal 1948 al 1955 del Sindacato Maestre. Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale delle giovani della Democrazia Cristiana e in tale veste partecipa ai congressi mondiali dei giovani di tutto il mondo. Nel congresso di Monaco del 1963 è scelta come membro del Comitato direttivo dell’Unione europea femminile, di cui diventa successivamente vicepresidente. È eletta per la prima volta come deputato il 19 maggio 1968 e riconfermata fino al 1992, nel Collegio di Venezia e Treviso. È sottosegretario al lavoro nel V governo Rumor e nel IV e V governo Moro. Nel 1976 viene nominata Ministro del Lavoro: è la prima donna, in Italia, d accedere a questa carica. Nel 1978 è nominata Ministro della Sanità e nel 1981 presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985: un capitolo essenziale della vita della Repubblica, una responsabilità che Anselmi assume pienamente e con forza, firmando l’importante relazione che analizza le gravi relazioni della loggia con apparati dello stato e con frange della criminalità organizzata, messe in campo per condizionare con ogni mezzo la vita democratica del Paese.
Successivamente è nominata Presidente della Commissione nazionale per le pari opportunità, presiede il Comitato italiano per la FAO, fa parte della Commissione di inchiesta sull’operato dei soldati italiani in Somalia. Ha presieduto la Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunità ebraica italiana che ha terminato i suoi lavori nel mese di aprile 2001. È stata vicepresidente onoraria dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia e più volte presa in considerazione da politici e società civile per la carica di Presidente della Repubblica. Nel 1992 fu il settimanale «Cuore» a proporne la candidatura, mentre nel 2006 un gruppo di blogger l’ha sostenuta attraverso un tam tam mediatico che prende le mosse dal blog Tina Anselmi al Quirinale. Nel 1998 è stata nominata Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica italiana. Il libro edito da Coccolebooks, vuole essere una sorta di diario segreto, in quanto riporta i suoi stati d’animo e le sue vicissitudini visti da dentro. Un volume che sarebbe utile far leggere a tutti i ragazzi di oggi che non conoscono ancora la grandezza di questa donna. Politica di razza, dei tempi in cui per entrare in quell’ambiente serviva studiare e non poco, della Anselmi sono rimaste anche alcune citazioni importanti. Ne riportiamo qualcuna.
“Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie le vittorie sono state vittorie per tutta la società. La politica che vede le donne in prima linea è politica d’inclusione, di rispetto delle diversità, di pace”.
“Basta una sola persona che ci governa ricattata, o ricattabile, perché la democrazia sia a rischio”
Riguardo al caso Moro, uno dei momenti più difficili della fragile democrazia italiana, questo il suo ricordo: “Credo che la giornata più difficile, più dolorosa, sia stata sicuramente quella del comunicato del Lago della Duchessa, nel 1978. Fu un momento molto doloroso, molto difficile, quello di dire alla moglie e ai figli che c’era questa ipotesi di una possibile uccisione di Aldo Moro. Tuttavia non posso dimenticare che quando i figli e io stessa ci mettemmo a piangere, la signora Moro, con una grandissima forza d’animo, prima ci invitò a pregare e poi disse: ‘Vabbè, aspettate un momento che vado a farvi un buon caffè; ci vuole un buon caffè’. E così fece. Passai con loro parecchie ore, perché appunto si era in attesa di qualche conferma o di qualcosa che smentisse il comunicato”.
A proposito di un altra inchiesta su un altro passaggio buio della nostra storia, quella sulla loggia massonica P2, fu altrettanto chiara: “Il mio rammarico è che non si è voluto continuare a indagare, a studiare il nostro lavoro, ad andare fino in fondo, a leggere, a soppesare i 120 volumi degli atti della Commissione, che tutti potrebbero consultare, che si trovano nella biblioteca della Camera. Questi tre anni sono stati per me l’esperienza più sconvolgente della mia vita. Solo frugando nei segreti della P2 ho scoperto come il potere, quello che ci viene delegato dal popolo, possa essere ridotto a un’apparenza. La P2 si è impadronita delle istituzioni, ha fatto un colpo di Stato strisciante. Per più di dieci anni i servizi segreti sono stati gestiti da un potere occulto”.
Proprio da queste parole deriva l’importanza del testo di Sergio Rossi: quella di aiutarci a ricordare e conoscere il passato e i suoi errori per non rischiare di ripeterli e non esporre la democrazia – conquistata a un prezzo durissimo – a nessun tipo di pericolo. Un insegnamento che una donna forte e determinata come Tina Anselmi ha lasciato nelle nostre mani.