Lo Special One pizzicato di continuo da Fantantonio, replica e lo fa a modo suo, ricordando un episodio dove il barese ebbe la peggio
Mai sfrugugliare e mettere in mezzo uno come Josè Mourinho. Una, due le lascia perdere, alla terza entra in campo e piazza il carico da cento libbre. Quello che mette ko e non ci sono repliche di nessun genere perché di aneddoti lo Special One ne ha da vendere, soprattutto quelle chicche che pochi sanno perché è meglio non sapere, ma, evidentemente stavolta ha deciso che era giunto il momento di sganciare quella giusta nei confronti stavolta di Antonio Cassano, reo di averlo denigrato perché non sarebbe un allenatore top. Apriti cielo.
“Se guida il Real o la Sanmartinese è uguale. Parla, fa solo cinema e non ha dato un’identità“, parole e musica del barese che attacca Mou. “Cassano? Ha giocato nella Roma, nell’Inter e nel Real: a Madrid è ricordato per la giacca, con la Roma ha vinto una Supercoppa senza giocare, nell’Inter non ha vinto nemmeno la coppa di Lombardia. Antonio, hai 40 anni e io 60, ma a volte arrivano i Marko Livaja e dopo è dura..”. José non la prende bene e non perdona e, da mago della comunicazione qual è, apre lo scrigno dei ricordi e ne tira fuori uno che riguarda Antonio Cassano e Marco Livaja. Che c’azzeccano? Mournho lo sa, ma non dice niente di più, solo che per Cassano quando se l’è trovato davanti e ha provato a fare le “cassannate” ha dovuto arretrare, e neanche poco.
Un’entrata, un tunnel e una risposta che scatena la furia di Livaja
Ed è così che Mou annichilisce Antonio perché da quando ha risposto a Cassano, mettendo in giro e facendo capire che il barese è uno che parla tanto, ma quando incontra qualcuno che lo mette a tacere “beh allora è dura”. Tanto che non si parla d’altro che di cosa è successo davvero tra Cassano e l’attaccante croato Marco Livaja, all’epoca giovanissimo attaccante dell’Inter di Stramaccioni. Giovane sì, ma non stupido, né tanto meno timido anzi tutt’altro. Uno a cui si doveva stare attenti a come si parlava e a come si reagiva in campo e fuori perché non era (ora ha messo la testa a posto) uno a cui si poteva rispondere male perché non la prendeva bene. Marco, che ha giocato i mondiali con la maglia della Croazia adesso a novembre, era, come lui stesso si definiva, “un ragazzaccio che aveva tanti diavoli“. Ma questo Antonio, forse, non lo sapeva, ma l’ha scoperto sulla sua pelle.
E così, durante una partitella in allenamento alla Pinetina, Cassano fa le sue giocate, tunnel riusciti o meno, dribbling e chiacchiera sempre tanto, Livaja, forse un po’ infastidito, comincia a non gradire e a entrare un po’ forte, fino a quando Cassano perde la testa e va sotto il giovane croato, dicendo cose del tipo “ma chi caz… sei, ragazzino” e robe del genere. Marco, dall’alto dei suoi 185 centimetri, lo affronta prima con la testa e poi lo solleva da terra come se fosse una piuma, stringendolo forte forte. E’ successo di tutto, i compagni lo hanno separato con difficoltà, con Cassano terrorizzato e con Livaja che, in silenzio, non staccava lo sguardo da Antonio. Sembrava quasi di vedere Ivan Drago alla Pinetina con la casacca dell’Inter. Da quel giorno, Cassano girava alla largo da Livaja...ma c’è chi dice ci sia molto di più