Centinaia di migliaia di foto di bambini viene condivisa ogni anno sui social dei genitori, ma questa pratica può presentare grandi rischi
Foto mentre dorme, mentre mangia e mentre gioca, per non parlare delle occasioni speciali come compleanni, cerimonie o feste comandate. Ogni anno di media 300 foto di un bambino vengono postate online dai propri genitori sui social più svariati, con Facebook, Instagram e Twitter a guidare questa classifica speciale. Entro i 5 anni ogni bambino ha circa mille immagini online che lo ritraggono nelle pose più svariate.
Questa pratica che prende il nome di “sharenting” è ormai più che consolidata al giorno d’oggi con i genitori che non fanno quasi più caso al semplice fatto che nelle foto che vanno a postare chi è raffigurato sono i figli e non loro stessi, ed in quanto tali dovrebbero pur poter esprimere un minimo di consenso prima di finire nella rete. Lo sharenting se da un lato viene usato per condividere la gioia di veder crescere il proprio pargolo, oppure per condividere dubbi su educazione, pediatri e scuole, dall’altro nasconde insidie estremamente pericolose. La gioia e il bisogno di supporto morale che tante volte viene ricercato da questi genitori rischia di scontrarsi anche con la pedopornografia. I rischi connessi allo sharenting vengono denunciati ogni giorno dai pediatri di tutto il mondo nel tentativo di spingere i genitori ad un uso più consapevole dell’immagine dei propri figli.
Tutti i rischi dello sharenting
Nella speciale classifica redatta dagli studi di settore le foto nel quotidiano ritraggono i bambini principalmente mentre mangia, gioca o dorme. Sono i momenti speciali a fare però la voce grossa in ambito di post social. I compleanni, il battesimo, i viaggi, il primo giorno di scuola, quante occasioni per condividere con orgoglio i volti dei propri figli con il pensiero rivolto al tempo che scorre inesorabile. I rischi connessi allo sharenting sono però enormi, a partire dal furto dell’identità che potrebbe patire il bambino. Condividere immagini affiancandole a dati sensibili come il nome, la data di nascita e fino alla residenza potrebbero mettere a rischio la loro sicurezza.
Come se non bastasse poi le informazioni intime e private lanciate in pasto alla rete potrebbero tornargli indietro come un boomerang in un futuro quando magari sarà alle prese con colloqui di lavoro o simili. Ma tra tutti il rischio che sicuramente deve più spaventare, perché concreto ed esistente, è quello che le immagini vadano ad alimentare gli archivi pedopornografici. Una ricerca australiana ha dimostrato come il 50% delle immagini pedopornografiche siano frutto della condivisione via social dei genitori dei bambini, immagini ovviamente poi rubate da criminali di ogni genere. E allora se è naturale l’inclinazione di mamme e papà a condividere con orgoglio i progressi dei propri figli, occorrerà farlo tenendo conto dei consigli degli esperti. Essere consapevoli della pratica dello sharenting e dei rischi connessi, cercare di garantire sui social un più ampio anonimato possibile ai propri figli ed evitare di ritrarli in condizioni di nudità.