Gli studi sulla variante Omicron riaffermano che è meno pericolosa per i polmoni: una ricerca però sottolinea sintomi su altri organi.
Un dato è certo, ed è confermato dai dati e dagli studi che si moltiplicano per tracciare un identikit più chiaro sulla variante Omicron. Che sia più contagiosa e rapida nell’infettare è un dato di fatto, così come si hanno al momento certezze su un impatto meno violento sui polmoni.
Sarebbe determinato, almeno stando alle prime ricerche, dalla capacità di moltiplicarsi più rapidamente nei bronchi, e per questo motivo arriverebbe in maniera meno frequente ai polmoni. Lo svela uno studio dell’università di Hong Kong, condotto sull’apparato respiratorio e sulle differenze fra il ceppo isolato in Sudafrica e la variante Delta.
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Ciò che è meno chiaro è un altro sintomo di Omicron, e in tal senso sono state avviate le ricerche per verificare le conseguenze a lungo termine sugli organi colpiti. Pare infatti che anche l’intestino sia interessato, e se da una parte tale dato può aiutare a distinguere Omicron dall’influenza stagionale, si moltiplicano i casi di disturbi gastrointestinali. Tutti da approfondire.
Omicron colpisce l’intestino: come distinguerla dall’influenza e cosa sappiamo
Gli studi effettuati dopo l’impatto della nuova variante hanno permesso di scoprire nuovi sintomi legati all’infezione. Su tutti la dissenteria, che si aggiunge ai consueti disturbi di chi incassa un tampone positivo. La Nbc di Chicago ha osservato frequenti problemi gastrointestinali per le persone con sistema immunitario compromesso.
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A questo dato si aggiunge l’approfondimento della John Hopkins Medicine. La percentuale di persone contagiate che soffre di questi disturbi è stata infatti stimata al 20%. Omicron in sostanza “si nasconde”, producendo effetti molto simili a quelli dell’influenza con l’aggiunta di problemi intestinali. Sarebbero la vera novità, da approfondire per capire se possano a lungo termine causare danni più gravi, al momento esclusi dopo la guarigione dal contagio.