Una ragazza torturata per anni, dalla sua stessa famiglia, fino a quando non è arrivata la confessione dell’omicidio in un video pubblicato in rete. “L’abbiamo strangolata”
Una morte che è stata raccontata sui social network. Precisamente su Instagram. A farlo un ragazzino di 15 anni che, parlando con la sorella, ha ammesso dell’omicidio di Pontecagnano. Vittima Marzia Capezzuti, 29 anni. In un primo momento era ufficialmente scomparsa, ma è stata uccisa proprio dalla sua famiglia. Un racconto che ha portato, in carcere, tre persone. Intervengono i carabinieri che hanno arrestato Damiano Noschese, Mariabarbara Vacchiano ed, appunto, il figlio 15enne. La vittima, nativa di Milano, era sparita dalla città salernitana nel mese di marzo dello scorso anno.
Tre anni prima era stata ridotta in schiavitù e torturata della sua pensione di invalidità. A quanto pare i familiari la incolpavano della morte del fratello di Mariabarbara, morto per overdose. Nella videochiamata sui social il minorenne, in un primo momento, dice: “Abbiamo finito”. Successivamente si fa il segno della croce e continua a parlare: “L’abbiamo portata a fare un giro. L’abbiamo tirata. Sul corpo è stato buttato l’acido addosso“. La ragazza era affetta da disturbo della condotta in ritardo mentale di media gravità. Secondo quanto riportato dall’edizione napoletana del quotidiano “La Repubblica” il filmato è agli atti.
Omicidio Pontecagnano, Marzia uccisa dalla famiglia: la confessione in un video
L’audio è stato ricostruito con una perizia. Sia Noschese che Vacchiano devono rispondere anche dell’accusa di maltrattamenti, sequestro di persona e indebito utilizzo di carte di pagamento e tortura. A quanto pare, secondo alcune testimonianze, pare che la vittima venisse frequentemente picchiata, insultata ed addirittura ha dovuto ingioiare una sigaretta accesa. In una puntata del programma “Chi l’ha visto” si vedeva Marzia in uno scatto (foto effettata da un cittadino) con il volto pieno di lividi e macchie di sangue. Il tutto era avvenuto pochi mesi prima della scomparsa.
Secondo quanto riportato da un testimone le avevano marchiato, sulla pelle, le lettere B e V. Ovvero le iniziali di Barbara Vacchiano. Torture che sarebbero durate tre anni. Fino a quando, una notte, cercò di opporre resistenza. Alla figlia Annamaria la madre mentre erano in caserma ha detto: “Non la troveranno, l’ho uccisa e data in pasto ai maiali“. Nel casolare a Montecorvino Pugliano sono stati trovati i resti (molto probabilmente) della ragazza. La giovane sarebbe stata portata via proprio dai tre indagati dalla casa di residenza.