Governo, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti ha rilasciato una intervista ai microfoni del quotidiano “La Stampa” dove si è soffermato sulla questione del Pnrr
Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, ci tiene a fare chiarezza in merito ad uno degli argomenti che tanto sta facendo discutere il nostro Paese. Ovviamente ci stiamo riferendo al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo ha fatto rilasciando una intervista ai microfoni del quotidiano “La Stampa“. Il politico ci ha tenuto a ribadire che i soldi del Recovery devono essere spesi bene e soprattutto con intelligenza. Anche se fa qualche precisazione su quelli a “debito“. Gli stessi, a quanto pare, devono generare un ritorno che ne possa giustificare l’utilizzo.
Il suo consiglio è fin troppo chiaro: quello di effettuare un taglio attento. Aggiungendo, inoltre, che gli investimenti in questione devono essere produttivi. Il compito del governo sarò quello di selezionare solamente quelli che possono andare in porto. Non è mancato il solito attacco da parte della sinistra. Critiche che sono state respinte dallo stesso Foti che aggiunge: “Al contrario di quello che dicono loro, questa revisione è una operazione che avrebbe fatto chiunque“.
Pnrr, Foti: “Vogliamo dimostrare all’Ue che l’Italia ce la fa“

Sono tanti i progetti da realizzare. In primis fa sapere alla materia ferroviaria, ma anche a quella delle rinnovabili. “Vedo arrancare gli enti locali purtroppo. Questi vanno aiutati“. L’obiettivo del Paese è quello di avere le migliori scuole, più asili nido e soprattutto maggior efficienza energetica. Un altro obiettivo, ovviamente, è quello di poter dimostrare all’Unione Europea che l’Italia può farcela e chi gioca contro il nostro Paese fa un male agli italiani. Poi una precisazione: “In Europa si deve andare oltre il 2026. Bisogna scegliere bene le cose da fare“.
Ritornando sul Pnrr fa alcune precisazioni: “Non è un mistero che sia stata messa troppa carne al fuoco. Non dobbiamo sprecare neanche un euro. Anche perché non si è tenuto conto di un limite strutturale del Paese. Le politiche restrittive europee hanno imposto tagli alla spesa corrente e le assunzioni nella Pubblica amministrazione sono state le prime a farne le spese“.