L’ex tennista azzurro ha parlato in esclusiva a notizie.com: “Ha provato ad aggirare le direttive ben precise, mi dispiace per il nostro sport, di solito è un esempio per tanti aspetti”. Poi l’aggiunta: “Spogliatoio e ristorante unico per i tennisti, cosa sarebbe successo se avesse partecipato?”
Novak Djokovic non parteciperà agli Australian Open, storia finita, il serbo sarà costretto a lasciare il Paese. “Se Dio vuole…”, risponde in esclusiva a notizie.com Paolo Bertolucci. “Nole ha provato ad aggirare quelle che erano le direttive ben precise, c’era la dead line del 10 dicembre, già quella tagliava la testa al toro. Tutto il resto penso sia stato qualcosa di più”.
Responsabilità da condividere: “Sono di tutti. Lui ha cercato di imporre il proprio peso e il proprio nome. La direzione del torneo ha colpe perché sicuramente gli ha dato l’ok per partecipare, è sempre importante avere in campo il numero 1. E poi anche il governo australiano, che però non vedo come avrebbe potuto accettare una cosa del genere visto che sono stati chiusi 250 giorni a casa con il lockdown”.
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“Spogliatoio e ristorante unico per i giocatori, che clima ci sarebbe stato?”
Bertolucci pone l’attenzione sul frullatore mediatico delle ultime settimane: “La cosa che mi dispiace di più è proprio questa: c’è stata una forte pubblicità negativa nei confronti del tennis. Di solito è uno sport esempio per mille fattori, ora invece è stato sicuramente un cattivo esempio. Djokovic sapeva a cosa stesse andando incontro, non mi interessano i risvolti personali, conosceva i rischi di questa ‘partita’ giocata”. Per l’ex tennista, ora commentatore televisivo, una sua partecipazione avrebbe creato scompiglio: “Non so come avrebbe reagito il pubblico, forse il 70-80% sarebbe stato contrario. I problemi sarebbero stati altri. Nel tennis c’è uno spogliatoio unico, una sala massaggi unica, un ristorante unico per i giocatori. Ecco, non ci sarebbe stato un ambiente ideale all’interno del circuito”.